537.
Il sangue in palio
il sangue sta nella botte, viene bevuto con gran gusto.
lo storno dei resti del corpo viene lasciato marcire per il disgusto di qualcun altro, di solito uno spretato con la bontà d’interpretare i visceri un attimo prima del marcimento.
appena vi ruzzola una cometa, subito qualcuno c’è che schiamazza ridendo a crepapelle, vanificando la morgue che cerca voce.
intorno al bivacco la voce più svacca e grossa è ascoltata con religioso compiacimento, cibo anfibio tra il bio e il forte logico: non di verità si tratta, sia inteso.
tra la cialda del cielo e l’avamposto del rogo la simultaneità.
l’equilibrista sa stendere ponti, ma la pace proprio non sa arrivare: che serva il peso dei sassi nelle tasche atti all’esca dell’annegamento? dopo un po’ anche tutti i ponti implodono o esplodono.
la ricchezza della gara infoltisce la perfidia del potere o la bonomia, imparziale ipocrita, del colpo di pistola per il via.
i manichei, gli stoici, gli atei, gli agnostici e gli gnostici stimolano giare per ottenere un ottimo olio atto a tutti gli usi simbiotici e terresti e simbolici, oltre non rema il teschio. estirpano, per un verso, trapano per l’altro verso, piantano pali per le affidate-affilate fidanze.
ma non basta, la grondaia comincia ad emettere tesi e antitesi lungo i fili dei panni stesi ad essiccare il rantolo che schiuma, un filo si spezza e penzoloni sega l’appiglio, l’io vermiglio così verminaio.
la lira della rondine si mette a stridere senza accorgersi del desco scovante il vale del chissà come.
538.
[da Miserere asfalto (afasie dell’attitudine)]
Continuano ad allinearsi le tessere di un’eccezionale esperienza, schiumano le acque sotto i remi del teschio che va oltre.
Grazie e un caro saluto,
Roberto
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