da qui
Mi trascino in basilica con la stanchezza tipica del martedì, il mal di testa che esplode puntuale dopo il lunedì d’incubazione. Hanno organizzato l’adorazione continuata nella cappella dei francesi, quella col re che fa la comunione sotto la statua della Madonna di Loreto. M’inginocchio per un po’, perché c’è un altro prete sulla mia sinistra, non vorrei scandalizzarlo; ma le ginocchia non reggono e mi metto a sedere. Il cervello è compresso nella scatola cranica come in un vestito troppo stretto, impedendo qualsiasi misticismo. Accanto a me si accomoda una giovane donna, che evito accuratamente di guardare: il banco davanti è vuoto, è sempre problematico accettare invasioni di campo come queste, soprattutto con l’emicrania che martella. All’improvviso, accade l’imprevisto: si profila un’ombra, nel campo visivo ristretto dal dolore, qualcosa che vola, inopinatamente. Si posa su una sporgenza in legno della cappella invasa dalla luce: è un piccione, non si sa come sia entrato, perché l’ambiente è chiuso da ogni parte; si guarda in giro, con un ondeggiamento comico del collo. Non so se gli altri lo abbiano notato, perché non danno segni di stupore. Forse me ne sono accorto solo io: del resto lo avevo previsto, nell’ultimo libro di diari: ho avuto un angelo, al mio fianco: un po’ alla volta, sentirò ancora il suo frullare d’ali… E’ arrivato, nella cappella dei francesi, col mal di testa che stava per piegarmi, la giovane donna che vanificava qualsiasi ipotesi di concentrazione, il prete sulla mia sinistra che inoculava un senso di colpa proditorio: mentre tutto sembrava convincermi dell’inutilità del rimanere, o dell’andare, il piccione è arrivato. Sei unico, Mario: hai trovato il postino giusto per recapitare il tuo messaggio.
una grazia il tuo saper leggere il libro del mondo come segno del cielo.
un abbraccio, fabry
f&r
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grazie Fides, ci provo.
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sono arrivato ad ancona, al convegno dei delegati diocesani per il congresso eucaristico nazionale del 2011, e c’è un assedio di preti, che mi fa sentire a disagio. non ho l’emicrania, ma un fastidio indolente, un qualcosa che mi fa sentire a disagio e quasi fuori posto.
mi sembra di sentirmi addosso un dio ridotto ad idolo. un dio che non so pregare.
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come ti capisco, Alfonso!
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Caro don Fabrizio,
Io qui non vengo a risolvere nulla.
Sono venuto solo per cantare
e per farti cantare con me.
Coraggio, resistiamo insieme!
A.A. amichevolmente anonimo
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“…Mi piaci quando taci perché sei come assente. Distante e dolorosa come se fossi morta. Poi basta una parola, un sorriso.
E sono felice, felice che non sia vero.”
Felice che non sia vero … è questo ciò che conta mio caro amico stanco, confuso fra sacro (prete) e profano (donna) così come è la vita di tutti i giorni ma c’è sempre un messaggio per chi sa cogliere ciò che non si vede e sa che il dubbio è solo di chi ha certezze, grande nell’anima più che nel corpo: è questo l’uomo.
SM
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grazie!
l’uomo è questo, in effetti.
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caro fabrizio 🙂
nessuno resta defraudato dal Cielo
anche se il Cielo sembra un ladro, rende
in qualche dolce modo, occultamente,
secondo che decide il suo volere
ti vedo meglio al buio
non mi occorre altra luce
l’amore è per me un prisma
che supera il violetto
ti vedo meglio per gli anni
che s’inarcano in mezzo
al minatore basta la sua lampada
per annullare la miniera
e ti vedo ancor meglio nella tomba
le sue brevi pareti
si rischiarano, rosse, per la luce
che così in alto sollevai per te
a cosa serve il giorno
per chi nella sua tenebra
ha un sole così eccelso
che mai sembra scostarsi
dal meridiano?
(sempre lei :))
ho sognato che in mezzo alla folla ti riconoscevo, mi avvicinavo e ti facevo una carezza
sempre nel mio cuore
ti bacio
la fu
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grazie Fu’! un bel conforto, te ne sono grato…
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