da qui
La stanza è troppo scarna, il letto le pare di quelli che si estraggono da un cassetto o da un divano; la scrivania è una lastra in legno compensato, cui è addossata una sedia a macchie bianche e nere; una tendina rossa si aggrappa al tubolare e scorre fino alla TV, appollaiata su un trespolo gialliccio. Ma dove mi ha portata? Ismail le accarezza la schiena, la immagina cosparsa di sabbia, può sentire il rumore delle onde che sbattono sul bagnasciuga a intervalli regolari. Chissà che disagio per lei, abituata ai cinquestelle. Davanti agli occhi un quadro astratto, un albero rosso campeggia contro un cielo a strisce azzurre e bianche.
– Pensiamo la stessa cosa, ci scommetto.
– Lo so che ci indovini, come fai?
– Ho gli occhi che penetrano dentro.
– Non solo quelli.
L’uomo scoppia a ridere: la figura appesa al muro potrebbe essere una tromba d’aria che attraversa l’acqua, la spalanca, fa schizzare gocce d’umore dappertutto.
– Voglio dirti una cosa.
Ismail fa scivolare la mano sulla schiena.
– Domani, nell’orto degli ulivi, ammazzeremo un discepolo del nazareno matto.
– Per quale motivo?
– Come avvertimento: stanno prendendo troppo spazio, la gente comincia a credere all’uguaglianza, alla rivoluzione.
All’improvviso, anche a Ismail la stanza sembra angusta: è un albergo di poveri che per lui era perfetto, poco fa, e di cui ora nota le macchie sul muro, la tenda rosicchiata dalle tarme, il telefono ingiallito.
– Nell’orto degli ulivi?
– Sì, alle quindici in punto, mentre, come sempre, staranno seduti a chiacchierare.
– Chiacchiere inutili, immagino.
– Completamente inutili.
Il quadro astratto, ora, è un fungo atomico, una palla di fuoco che colora di rosso il cielo a strisce.
– Ma dove mi ha portata?
Stare con la persona amata vuole dire trovarsi nel posto più bello del mondo, sentirsi “a casa”: non c’è bisogno del cinquestelle per emozionarsi e per stare bene, basta guardarsi negli occhi, far “scivolare la mano sulla schiena”, in silenzio, e l’esplosione atomica è garantita.
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– Ho gli occhi che penetrano dentro.
– Non solo quelli
L’uomo scoppia a ridere…
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“Voglio dirti una cosa.”
Sono qui di fronte a te
con la mia finta felicità,
i miei falsi sorrisi,
che non possono nascondere
il desiderio che ho di te,
di toccare i tuoi capelli biondi,
di sfiorare le tue labbra con le mie.
Sei bellissima, lo vedo anch’io,
ma non so dirtelo.
No, non sono innamorato di te
– non lo sono mai stato di nessuna –
ma mi piacerebbe sentirti
almeno per un attimo mia,
provare emozione
per un tuo sguardo d’amore
… io che non voglio
amore eterno né pietà.
Aiutami, ti prego,
sto male:
nel dolore che attraversa
le mie risate stanche,
nell’oblìo assurdo delle mie sere vuote.
Inségnami ad amare,
a dare soprattutto,
a sciogliere il mare di ghiaccio
per poterti ricevere
e riscaldare.
Aiutami
a riscoprire il calore del mio cuore,
l’ingenua energia di un bambino stupìto,
il faro accecante del sole di luglio
soffocante nel tardo mattino.
Inségnami ad amare,
senza pretese,
senza progetti,
senza troppe speranze.
— Pablo Neruda
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Un paesaggio romantico, povero di comodità che non sono indispensabili per i protagonisti. Gli amanti vogliono amarsi e a loro non importa nient’ altro. Per far scattare la scintilla è sufficiente la luna riflessa nel mare argenteo di un isoletta sconoscuta 😉
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“- Chiacchiere inutili, immagino.
– Completamente inutili.”
LE TUE PAROLE ERANO UOMINI
In questa notte d’autunno
sono pieno delle tue parole
parole eterne come il tempo
come la materia
parole pesanti come la mano
scintillanti come le stelle.
Dalla tua testa dalla tua carne
dal tuo cuore
mi sono giunte le tue parole
le tue parole cariche di te
le tue parole, madre
le tue parole, amore
le tue parole, amica.
Erano tristi, amare
erano allegre, piene di speranza
erano coraggiose, eroiche
le tue parole
erano uomini
Nazim Hikmet
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“Domani, …., ammazzeremo ….
– Per quale motivo?”
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Post interessante,Lucia D.
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vi ringrazio.
riuscirà Avigail ad ammazzare il discepolo del nazareno matto?
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Mentre noi siamo ancora qui a discutere
il mandorlo ha già acceso le sue candeline
e ha esposto in pubblico i suoi propositi.
Oh, sì, almeno noi poeti
non chiamiamolo pazzo
perché ha deciso,
almeno noi poeti non chiamiamolo “pazzo”
perché si è assunto le sue responsabilità,
perché ha messo in gioco la sua intelligenza
al cospetto dei vili,
perché ha messo in gioco la sua intelligenza
al cospetto degli ignari
al cospetto delle serre
(Kostas Mondis)
forse no, ma qualcuno ci rimetterà di sicuro
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sempre esatta, rapida e leggera.
grazie, Fides.
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Forse sbaglio, ma ho la sensazione che Avigail non riuscirà ad ammazzare il discepolo del nazareno matto…
“Amor vincit omnia” (et nos cedamus amori)
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Il 6 agosto 1945 alle 8.16, viene lanciata la bomba atomica “Little Boy” sulla città giapponese di Hiroshima,colpisce un punto non grande per poi espandere il proprio veleno tutt’intorno per chilometri e chilometri, gli effetti del grande fungo sono devastanti e ancora oggi tutto ciò che cresce e vive lì intorno è malato, deforme … geneticamente modificato.
Yehoshua è uno, in tanti gli stanno attorno, credono in lui e lo seguono, abbracciano il suo credo. La sua verità è devastante ma tutto ciò che intorno a lui nasce è buono, sano, portatore di salvezza e vita nuova. Puoi provare a bloccarne la “radioattività” uccidendo ad uno ad uno i suoi discepoli, non servirà, il suo effetto è impercettibile, è aria che non puoi afferrare, solidificare e gettare nella spazzatura, è … è un fungo che si propaga e sopravvive al tempo e all’uomo “radioattivo” come solo l’amore sa essere.
SM
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l’amore sopravvive ma uomini e donne muoiono, sono uccisi in nome dell’amore, e muoiono non solo sotto i colpi di proiettili più o meno reali, ma sotto i colpi di una vita che non fa sconti, che risucchia energie, che svuota di forze.
per quanto poetica possa essere l’immagine di un amore che sopravvive ad ogni prova non ne nasconde il lato tragico, e chiedersi se abbia senso vivere l’inferno sulla terra per guadagnare un paradiso di cui non sappiamo nulla è legittimo, anzi è doveroso chiedersi se qualcuno accanto a noi non stia vivendo l’inferno al posto nostro, per amore, e tendergli la mano, condividendo chiodi e spine, questo, forse, è già un principio di Edin.
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Condivido pienamente F@R, non bisogna mai dimenticare l’inferno e il sacrificio degli altri e chiedersi veramante se ne vale la pena per una terra promessa che non si sa dove sia e se ci sia. Ma come dici tu e io aggiungo, probabilmente quella terra promessa (Eden) è la mano che si tende e la spalla che ti aiuta a portare la croce. Non domani e altrove ma qui e ora.
SM
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io parlavo di accorgersi di chi porta la nostra…croce
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Un vecchio saggio indiano diceva che dentro ogni uomo esiste un cane buono e un cane cattivo.
Gli fu chiesto “chi vince?”
Il saggio risposte a volte l’uno a volte l’altro, dipende da quello che alimentiamo di più.
Credo che Avigail non ruscirà ad ammazzare il discepolo del nazareno matto l’incontro con Ismail sta nutrendo il suo cane buono.
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«Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali,quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana.»
J. F. Kennedy; citazione che Giovanni Falcone amava spesso riferire
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“Pensiamo la stessa cosa, ci scommetto.”
…così con un bacio, io muoio…
Romeo e Giulietta (Atto V)
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“Davanti agli occhi un quadro astratto”
IL MONDO CHE NON VEDO
Sì, un momento
passi ancora
per il mio vago pensiero,
e ricordarti sarebbe tormento
se immaginare fosse disgrazia.
Sì, in quell’ora
in cui parlammo più guardando
che parlando,
derivò questa cronica esitazione
che ora ho nel ricordarti.
Apparisti
nella mia vita
come una cosa che era alla porta.
Sparisti.
Più tardi seppi del tuo eclissarti.
Tuttavia, tuttavia,
riuscisti
a prendermi un po’ il cuore.
È un cuore triste
e non
si intende con tutto
né ha modi
per farsi amare
o per immaginarlo.
Salvo quando
il tuo sguardo
ostinatamente dolce
mi faceva saltare
il cuore in petto.
Ove andavo io?
Già lo scordavo.
Sì, il mio cuore fu tuo
in quel giorno o in un altro…
Neanche vi fosse altra terra o cielo
qualcosa sarebbe accaduto.
F.Pessoa
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E’ difficilissimo descrivere,dopo Flaubert.Per questo,i russi parlano,parlano.Del resto,avevano poco da descrivere.O c’era la neve,o erano legati al disgelo in modo eccessivo.A scuola,mi riusciva difficile capire servi della gleba.come si facevano a legare?Feci un tema sulla festa degli alberi,alle elementari,che la maestra mi lodò.Soprattutto la colpì la descrizione di un cane che abbaiava,mi sembra nero.Anche lui,era legato,ad una catena.Camminare.Mi ricordo un anno,a fine anni 80,che in Russia arrivò bassissima,la temperatura.Prese fuoco mezza Mosca,a causa del riscaldamento selvaggio.E qui,voglio dire a Trento,a meno 17,se mi ricordo bene.Non so cosa è peggio,se il freddo o il caldo.In Africa si è scritto poco,per esempio.E’ vero che non avevano più gli alberi per la carta,ma questo è relativo.C’è pure poca acqua,e ne serve per gli alberi.Non conoscevo il personaggio del nazareno matto,ancora.Grazie don Fabrizio,bel post.Lucia D.
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“può sentire il rumore delle onde che sbattono sul bagnasciuga ”
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“Ma dove mi ha portata?”
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vi ringrazio!
si vede che oggi non ho avuto un minuto di tempo?
ma spero di farcela al più presto.
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Pare che il nazareno matto sia in buona compagnia, forse siamo tutti matti, ma c’è da vedere se nella nostra follia portiamo qualcosa di nuovo, di bello in questo mondo, o se ci limitiamo ad attraversarlo facendo tanto rumore per nulla
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grazie Fides.
puntiamo sulla follia buona, anzi, santa!
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