Vivalascuola dà la parola a ragazze e ragazzi dai 14 ai 18 anni, che scrivono sul loro rapporto con i genitori. Testi che costituiscono una sorta di “ultime dal fronte” della famiglia, di cui ci danno un’immagine in presa diretta. Stefano Laffi ne trae quattro notizie e una lezione: “verrebbe da dire che potrebbe essere utile… far succedere più cose, tenere vivi i flussi verbali in tutte le direzioni, immettere nuovi temi e nuove sfide, lanciare un’avventura da fare insieme, per essere meno coinvolti gli uni a controllare e gli altri a pretendere“.
Ultime notizie dal fronte genitori e figli, la parola ai figli
di stefano laffi
Prendiamo una delle questioni più calde del momento, quella del rapporto coi propri genitori, chiediamo oggi di scriverne a chi frequenta le scuole superiori, in forma di tema, di lettera, di esercizio analitico. Che cosa ne dicono i figli?
Gli esiti potrebbero essere tanti a seguire le profezie adulte, perché questi sono i temibili adolescenti, “gli sdraiati” di Michele Serra per intenderci, e avremmo timore di trovarci di fronte a ragazzi e ragazze del tutto ritirati nel loro mondo, magari arrabbiati con tutti e con tutto, rivendicativi o indifferenti, annoiati a morte o pronti a trasgressioni ultime…
Intanto, a rigore e per correttezza, diciamo che si sente molto nel leggere il filtro della scuola, le parole non sono palesemente scritte spray sui muri: su questa manciata di testi – tanti quanti potrebbero essere i ragazzi di una classe – almeno la metà sono scritti con il “genitore interno”, partono dal riflettere sulle difficoltà dell’essere genitore, su quanto è scomodo oggi avere figli adolescenti, non certo dalle proprie istanze, su come il segreto sia la comprensione delle reciproche ragioni.
Ecco, se volevamo verificare l’esercizio del punto di vista, l’esito è positivo e in generale quasi tutti i testi sono molto “ponderati”, equilibrati, quasi troppo si direbbe. Che sia una maschera o un pensiero personale, è unanime il senso di “gratitudine” (è questa la parola più ricorrente nei finali delle brevi riflessioni) per lo sforzo che i propri genitori fanno a star dietro ai figli.
Insomma, la prima notizia è questa, la famiglia comune vista da qui non pare certo una polveriera, non è il covo da cui parte la rivoluzione né il carcere in cui avverrà la rivolta, anzi questa è il rifugio, è il luogo degli affetti garantiti.
La situazione è apparentemente sotto controllo, nessun fucile puntato, nessuna rivendicazione generazionale, nessuno scontro: persino l’ovvio di questi tempi – il refrain dell’epoca di padri che hanno avuto più di quello che avranno i figli – sparisce all’orizzonte, qui ci sono genitori visti spesso allo stremo delle forze per lavoro, tutto tranne che privilegiati, certamente capaci di oscurare questo messaggio conflittuale o allarmista, giustamente, e a conservare il motto di impegnarsi al massimo per costruire un futuro.
Ma la seconda notizia è l’immagine dei genitori, oltre la certezza qui garantita dell’essere molto amati e molto “compresi”. La fatica del genitore è tutta esposta, quasi senza pudore, alcuni in più appaiono “stressati troppo per il lavoro”, al punto che sono i figli a raccomandare “qualche giorno di vacanza”, altri litigano, altri ancora si sono separati, con esiti diversi, a riprova che le famiglie sono tante e le forme diverse originano varianti di In/felicità non prevedibili solo dalla composizione.
Ci sono famiglie unite di assoluta armonia nelle parole dei figli e altre dalla stessa forma in cui si parla molto poco. Così pure nelle famiglie separate ci sono padri che spariscono dal radar, padri che ci sono nei turni di presenza ma poco di testa perché indaffarati nella nuova famiglia, o al contrario padri iperpresenti, molto amati dai figli, soprattutto dalle figlie che con loro si sentono “principesse”.
La terza notizia è proprio nella particolare dialettica familiare di cui danno conto questi testi. Il tema monografico del rapporto genitori figli cioè quello che monopolizza le energie, le conversazioni, i litigi è quello delle regole.
Si capisce dalle parole la grande fatica di negoziazione sugli orari, su quanto uno può fare e non può fare, e un enorme investimento adulto sul controllo dei figli. Con partizione fra “genitori all’antica” che vietano e limitano, e genitori moderni che permettono. Ma più di un testo arriva a reclamare di avere più regole e meno permissivismo, forse dicendoci in questo strano modo di chiedere più presenza dei genitori, fosse anche in questa veste. Altri non faticano ad ammettere di fare richieste eccessive e di comprendere bene, almeno ex post, che non tutto si può concedere ad un figlio, come a dirci che vale la pena confliggere e “tenere”, anche a fronte dei disaccordi inevitabili, se quel limite ha senso.
L’ultima notizia è quella delle pochissime rivendicazioni, di quel poco di ribellione che si respira nei testi: se escludiamo il contingente e l’inevitabile o l’imperscrutabile – sgridi me e non sgridi mia sorella – a far scattare l’orgoglio e la protesta sono le forme di ingiustizia, di non riconoscimento e di mancanza di rispetto.
Perché “mi sgridi per un brutto voto e non mi fai i complimenti per uno bello”, perché fingi di aver bisogno del telefono e “ti becco che controlli i messaggi”, perché se voglio conoscere il mondo “non posso mai uscire”, perché “non si fidano mai di me”, perché scaricano su di me “la rabbia del loro litigio”, perché “i miei genitori quando fanno una promessa non la rispettano mai”?
Si avverte in queste annotazione il boomerang del ruolo, il cortocircuito di chi chiede conto ma perde pezzi, di chi non regge l’integrità che si dà e reclama, e in generale la fatica di un regime di controllo una volta incoronata la famiglia affettiva a modello. Ma anche un barlume di qualcosa di essenziale, la dialettica di diritti e doveri, l’interrogarsi su quale equilibrio si stia vivendo fra le attese cui si è costretti e il riconoscimento ottenuto.
Inevitabile alla fine chiedersi se davvero l’unico tema possibile in famiglia sia quello delle regole – di quelle di rientro a casa dopo la pizza, non della Costituzione, sia chiaro – se davvero a questa età ci sia solo il dosaggio del controllo come investimento educativo.
La domanda aperta è se sia ancora possibile, oggi, con figli adolescenti, fare qualcosa insieme per mostrare/vedere in un’azione anziché spiegare a parole, scambiarsi storie e non solo regole, parlare del mondo e non solo di sé, rompere la claustrofobia della casa e dei ruoli per cambiare l’agenda di temi e preoccupazione, regalarsi le reciproche scoperte di quotidianità pur distanti, oltre alla certezza per fortuna intatta del reciproco amore.
Se proprio volessimo trarne una lezione pedagogica verrebbe da dire che potrebbe essere utile “aumentare l’entropia della famiglia”: far succedere più cose, tenere vivi i flussi verbali in tutte le direzioni, immettere nuovi temi e nuove sfide, lanciare un’avventura da fare insieme, per essere meno coinvolti gli uni a controllare e gli altri a pretendere.
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I difetti dei genitori
Cari mamma e papà,
vi scrivo per discutere sul nostro rapporto e sul vostro comportamento nei miei confronti. Parto dicendo che siete dei genitori magnifici e non mi fate mancare mai nulla, ma, come tutti, avete qualche difetto.
Di voi odio per esempio quando vi chiedo di sgridare mia sorella perché lascia sempre dei vestiti a bagnomaria nel lavandino credendo si lavino da soli e mi ignorate, quando nella mia camera sposto un oggetto e tu papà per dispetto lo sposti di nuovo e lo metti dov’era prima, quando tu mamma litighi con una delle mie sorelle e sfoghi la tua rabbia su di me, quando tu mamma credi che tutte le volte che prendo un brutto voto a scuola sia solo colpa mia che non ho studiato abbastanza, quando sto guardando la televisione e tu papà cambi canale senza motivo e per di più non guardi neanche, quando voglio uscire di casa e interrompere la monotonia della settimana e voi non me lo permettete perché sono già uscite le mie sorelle per cui devo badare io al cane.
Insomma, ci sono svariate cose che non tollero nel vostro atteggiamento verso di me e, immagino, molte di più quelle che voi non tollerate nell’atteggiamento che porto verso di voi. Difatti i difetti che ho elencato sono da considerarsi pochi a confronto di tutti i vostri pregi. Grazie di tutto, a presto. (Angelo, 14 anni)
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Mettiamo le cose in chiaro
Cara mamma e caro papà,
il motivo per cui scrivo questa lettera è che voglio mettere alcune cose in chiaro con voi: essendo ancora un ragazzo, vorrei conoscere il mondo intorno a me, per cui mi piacerebbe andare di sera fuori con i miei amici, farei in modo di tornare a casa per le undici in punto.
Vi chiedo un’altra cosa, non vi stressate troppo per il lavoro, perché se no alla fine devo subire io tutta la vostra rabbia, per fortuna solamente verbale, e vi chiedo, anzi vi ordino, di fare qualche giorno di vacanza al mare, per stare un po’ lontani dal lavoro.
Quest’altro punto è dedicato a te, papà, e sono alcune domande che ti volevo fare da tempo: perché cambi sempre canale quando sto già guardando qualcosa alla televisione? Perché quando faccio qualcosa di sbagliato devi sempre contestare? Perché quando ti presto il mio cellulare mi dici che devi fare una cosa e poi ti becco che controlli sia i messaggi sia le chiamate che faccio giustificandoti dicendo che il touch screen non è calibrato, per cui è entrato da solo nei messaggi?
Quest’altro punto è dedicato a te, mamma, e ad alcune domande che ti volevo fare: perché sei così severa con me? Perché mi vieti di andare fuori? Perché quando ti porto a casa qualche brutto voto mi sgridi e quando ne porto di positivi non mi fai i complimenti?
A tutti e due voglio dire che vorrei avere un cane, né di taglia piccola né di taglia grande, giocherellone e intelligente, proprio il cane adatto a me. Me ne assumo tutte le responsabilità e con ciò sottolineo che se non gli darò da mangiare né da bere e non lo porterò a passeggio per i suoi bisogni o per farlo giocare, mi potrete ritirare la playstation con vari accessori e dischi.
Con quest’ultimo punto finisco la lettera, grazie per avermi ascoltato. Un grande abbraccio. (Mario, 14 anni)
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Si litiga per stupidate
Io, essendo una persona abbastanza chiusa, non ho molto dialogo con i miei genitori, comunque ho un buon rapporto con loro.
Per avere un buon rapporto con i genitori, le prime cose da fissare sono le regole. Senza di esse l’adolescente potrebbe sentirsi sbandato o libero di fare quello che vuole. Si va dalle regole più o meno importanti a quelle più semplici, come spegnere la televisione a una certa ora. Solitamente per gli adolescenti è molto difficile rispettare determinate regole, ma c’è chi impegnandosi ci riesce, diventando più maturo, e chi no.
Durante il periodo dell’adolescenza si litiga o si discute molto con i genitori anche per i motivi più stupidi. L’adolescente sta formando la sua personalità e quindi le proprie idee, che vanno in contrasto con quelle dei genitori, sta scegliendo chi è e come sarà da adulto. Anche io a volte discuto con i miei genitori e credo che la stessa cosa avvenga ai miei amici. Solitamente si discute con i genitori per l’andamento scolastico e per i compiti, crescendo si capisce l’importanza dell’istruzione e ci si impegna di più.
Con i miei genitori non parlo molto, ma a volte, quando ho dei problemi, mi confido con loro. Il rapporto che ho con mia madre è uguale a quello che ho con mio padre, non sono presenti grandi differenze. A volte gli adolescenti possono disprezzare i genitori, ma secondo me solo perché non fanno fare o comprare una determinata cosa. Questo ovviamente non è giusto, ma fa parte del carattere, tanti adolescenti in fin dei conti amano i loro genitori con tutto il cuore.
Un altro motivo di contrasto tra genitori e figli è lo spazio. Quando lo spazio viene invaso l’adolescente potrebbe o sentirsi a disagio oppure arrabbiarsi per questa invasione ed allora scatta la discussione. Anche a me a volte capita.
Molti genitori cercano di evitare contrasti con i figli cercando di creare un rapporto più affettivo per non entrare in conflitto, per questo secondo me molti genitori non pongono regole precise e lasciano i figli senza dei limiti. Quindi possiamo dire che i ragazzi di oggi sono più liberi di prima.
Dopotutto i miei genitori sono secondo me bravissimi, mi hanno insegnato tutto quello che serve per diventare una brava persona, affidabile, buona, intelligente, ecc. non li cambierei mai! (Daniele, 14 anni)
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Vorrei che mi sgridassero di più
Il rapporto tra me e i miei genitori è un buon rapporto, anche se quasi sempre abbiamo degli scontri a causa di stupidaggini o per litigi tra me e mio fratello.
Con loro ho un buonissimo rapporto, mi confido e c’è una buona comunicazione, anche se non è un rapporto di amicizia, perché credo sia giusto che i genitori non ricoprano il ruolo di un amico, ma svolgano un ruolo educativo. Ovviamente nel confidarmi non dico loro tutto come faccio con il mio migliore amico.
I miei genitori non sono all’antica, sono abbastanza permissivi, mi fanno uscire con amici e andare a delle feste, su questo non posso lamentarmi. Quando i genitori litigano però si crea un clima di nervosismo in tutta la casa, quindi loro scaricheranno il nervosismo su di me e io a mia volta su mio fratello.
Loro hanno molta paura della mia tenuta, visto che non sono molto bravo a scuola e oggi come oggi senza studio è difficile trovare un lavoro. Anche per questo i ragazzi di oggi tendono a restare di più a casa dei genitori, per gli studi lunghi o per mancanza di denaro per affrontare una nuova vita.
Io credo che una delle cose che hanno sbagliato i miei genitori con me è stato non darmi punizioni, infatti spesso non capivo dove sbagliavo. Secondo me per un genitore è molto difficile saper prendere il proprio figlio nell’età dell’adolescenza, quando egli si chiude in se stesso. Vedo molto bene la fase dell’adolescenza di mio fratello, risponde male ed è diventato più menefreghista. I miei forse sbagliano a dargli qualche ceffone, io gli darei qualche punizione che servirebbe di più.
Credo che senza loro non potrei stare, voglio molto bene a ogni componente della famiglia. Secondo me il rapporto tra genitori e figli dovrebbe essere come il mio, con alcune variazioni. Le cose che mi piacciono sono: il rapporto che c’è, tra genitore e figlio e non da genitore “amico” a figlio, mi piace anche la buona comunicazione e poter avere i miei spazi senza alcun disturbo da parte dei genitori.
La cosa che non mi piace è che non hanno fiducia in me, perché mi comporto male, rispondo male e non sono affidabile. Vorrei qualche possibilità per dimostrare loro che sono maturo e affidabile, vorrei che mi sgridassero di più per farmi capire dove sbaglio e per non ripetere l’errore. Vorrei passare più tempo con loro, visto che lavorano quasi sempre. Mi piacerebbe molto che i miei genitori mi elogiassero di più, perché credo che se qualcuno fa qualcosa di buono, gli piace sentirsi dire “bravo”.
Credo che il rapporto tra genitori e figli si riesca a instaurare se tutte e due le parti hanno la volontà di farlo e non si arrendono e non si chiudono in se stessi. (Federico, 16 anni)
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Vorrei meno litigi e più elogi
Secondo me il rapporto tra genitori e figli non dipende semplicemente dai genitori se sono buoni, e quindi ti permettono di fare quello che vuoi, o severi, e quindi ti danno delle regole da rispettare. Dipende anche dai figli, nel senso che i figli devono capire che se i genitori dicono qualcosa è solo ed esclusivamente per il loro bene.
Nella mia famiglia il rapporto tra genitori e figli è molto buono, mia mamma mi dà sempre tutto, ma alcune volte per vari motivi non mi permette di fare tutto quello che voglio. Mia mamma riguardo l’uscire è molto severa, perché si preoccupa che io combini qualche guaio, quindi quando le chiedo di uscire con miei amici che a lei non piacciono, non mi lascia e in quel caso non mi lamento.
Il rapporto tra mia mamma e me è molto affettivo, non ritengo che il nostro rapporto sia all’antica. I genitori prima erano più severi e meno permissivi, mentre la maggior parte dei genitori ora sono più permissivi e dicono meno di no.
Il rapporto tra genitori e figli secondo me non dovrebbe essere molto differente da quello che fortunatamente ho io, ma dovrebbe essere più fiducioso. Per esempio, se esco con i miei amici, mia madre si dovrebbe fidare che io non combini casini. Se lei mi ha insegnato qualcosa con l’educazione che mi ha dato, io farò di tutto per rispettarla. Io però devo essere capace di capire se sto andando nella brutta strada o in una strada che un domani mi darà qualcosa.
Altre cose vorrei che ci fossero nel mio rapporto con i genitori: meno litigi e più elogi, nel senso che, se io seguo una strada giusta o faccio qualcosa di buono, mi piacerebbe sentirmi dire bravo. (Roby, 14 anni)
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Il rapporto tra genitori e figli è complicato
Il rapporto tra genitori e figli è molto complicato, soprattutto per i genitori, che vedono i figli, sulla soglia di tredici, quattordici anni, trasformarsi rapidamente assumendo una nuova personalità, più complessa. I genitori, abituati a confrontarsi con figli di cui conoscevano alla perfezione tutte le esigenze e i sentimenti, si accorgono ora di essere esclusi dalla vita segreta di questi adolescenti. Questa fase della maturazione del ragazzo impedisce ai genitori, anche per colpa dei figli, il dialogo con il proprio figlio.
Tutto ciò implica delle conseguenze nei comportamenti. Molti genitori tentano in ogni modo di continuare ad essere il punto di riferimento del figlio e assumono un comportamento di ostentata amicizia. Tale atteggiamento non è apprezzato dai ragazzi, anzi viene condannato dalla maggior parte di essi. I ragazzi durante l’adolescenza non accettano il genitore che invade la privacy o che tenta a tutti i costi di piacere al figlio come amico, dimenticandosi così il ruolo principale, che è quello del genitore. Ciò provoca un distacco tra genitori e figli.
Il rapporto tra genitori e figli è difficile anche per colpa dei vari litigi, spesso causati dalla testardaggine e pigrizia del figlio; testardaggine perché magari il figlio vuole uscire tutti i giorni con gli amici e la ragazza, i genitori non vogliono e ciò porta a un litigio; pigrizia perché un figlio magari non ha voglia di studiare e porta a casa brutti voti e anche questo implica un litigio.
Secondo me il rapporto tra genitori e figli dovrebbe essere meno conflittivo, il genitore non dovrebbe invadere la privacy del figlio e dovrebbe rimanere un genitore ma con un rapporto diverso da quello che c’era nel passato, perché i figli crescono.
Per ottenere ciò serve anche l’impegno da parte dei figli, che se vanno bene a scuola evitano i litigi e portano il buonumore in famiglia, se c’è cattivo umore o nervosismo in casa, basta una piccola scintilla per fare succedere un litigio. Se il figlio va bene a scuola, il genitore lo fa uscire con più libertà, sapendo che il figlio sta facendo bene il proprio lavoro. (Paolo, 16 anni)
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Non mi posso lamentare
Il mio rapporto con i genitori risente dell’epoca moderna. Essi mi fanno uscire sia il pomeriggio sia la sera, ma non sempre e io mi arrabbio, ma è giusto così, non posso averla vinta sempre io, ma so che la prossima volta uscirò e quindi mi calmo. I miei genitori si arrabbiano solo su una cosa, l’orario, e molto spesso questo mi fa rimanere in casa il giorno dopo.
Una cosa che hanno tutte le famiglie è il nervosismo in casa, molte volte i figli subiscono le arrabbiature dei genitori, che quando litigano tra di loro sono molto nervosi e se il figlio dice qualcosa tutti e due si arrabbiano con lui. A me è capitato molte volte che i miei genitori si arrabbiassero con me dopo un litigio.
Comunque il rapporto tra genitori e figli non dovrebbe essere né troppo moderno né troppo all’antica, dovrebbe essere una via di mezzo, nel senso che i genitori dovrebbero saper dire più volte la parola “no”, ma non troppo, perché poi causerebbero un peggioramento della situazione.
Io sinceramente non mi posso lamentare del rapporto che ho con i miei genitori, ma è ovvio che vorrei che mi lasciassero ancora più libero di fare delle uscite. Molte volte ci litigo anche per delle stupidaggini, soprattutto con mio padre, perché con mia madre ho un rapporto diverso. Sono stato anche giorni a non parlare con mio padre, ma dopo un po’ mi manca il rapporto con lui e quindi si riprende a parlare come prima.
Invece con mia mamma non litigo molto, ma quando litigo mi riappacifico subito, perché non sono abituato ad avere dei litigi con lei. I miei genitori si arrabbiano anche quando io mi picchio con mio fratello, ma non capisco mai perché si arrabbiano quasi sempre con me.
Però ripeto che non mi posso lamentare perché penso di essere un ragazzo fortunato ad avere genitori così perché molti miei amici hanno genitori separati e alcuni hanno i genitori che li picchiano. (Michele, 16 anni)
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Una mamma e un’amica
I miei genitori si sono separati quando io ero piccola e vivo con mia madre, mio padre lo vedo poche volte perché siamo impegnati entrambi, io con la scuola e lui con il lavoro e la sua nuova famiglia.
Il rapporto che ho con mio padre è molto monotono e quando ci vediamo mi porta in giro a trovare i parenti che non vedo quasi mai. Non facciamo mai qualcosa di speciale, visto che il tempo che abbiamo è molto poco, e a me dispiace perché vorrei passarci assieme più tempo. Non abbiamo un legame molto forte che ci spinga a vederci tutti i giorni, ma quelle poche volte mi bastano per capire che lui c’è e posso contare su di lui.
Il rapporto che ho con mia madre è con la mamma e con l’amica. Mamma quando ho bisogno di essere sgridata, quando ho bisogno di un punto di riferimento, una persona che mi dica quale scelta fare. Il nostro rapporto genitore-figlia è molto bello, perché ci scontriamo poche volte. Le nostre idee sono più o meno le stesse, perché lei mi ritiene una persona adulta e non come tutte le altre quindicenni che tornano tardi la sera, non rispettano le regole, ecc. Anche io mi diverto uscendo la sera, ma nei limiti che impone lei, che sono abbastanza elastici.
Quando litighiamo la maggior parte delle volte è colpa mia, perché qualche volta non torno nell’orario che dice lei, non le rispondo al telefono perché ho il silenzioso, e lei giustamente si preoccupa, visto il mondo in cui viviamo soprattutto litighiamo per il mio carattere: alcune volte divento insopportabile e anche io non mi sopporto. Ne sono consapevole e il più delle volte cerco di limitarmi, ma dopo un po’ scoppio e lei o mi ascolta o si altera anche lei e iniziamo a litigare, ma succede raramente.
Non mi posso lamentare del rapporto che ho con lei da figlia, perché ha una mente molto aperta e soprattutto si ricorda cosa faceva lei a quindici anni, ma mantiene il suo ruolo di mamma. È una amica quando ho bisogno di un consiglio sui vestiti o su come comportarmi con il mio ragazzo e altre cose.
Visto che rimane sempre mia madre, non le dico tutto e non ho il permesso di avere un’ampia confidenza con lei, ma quel poco mi basta per avere un rapporto sereno e poter parlare della maggior parte delle cose senza aver paura di essere sgridata o giudicata e sapere che quelle cose saranno tra me e lei. Con lei non succederà come con le amiche, che potrebbero tradirti in qualsiasi momento.
Il rapporto che abbiamo fa invidia a molte ragazze, che con la madre non possono parlare per il timore di essere giudicate anche da loro o per il semplice fatto che le madri non le ascoltano e non hanno tempo per loro. Mia madre invece oltre ad avere un rapporto di amicizia con me lo ha anche con le mie amiche, e loro la considerano una seconda madre.
Mi è stata vicina in particolare quando io, come molte ragazze, ho cominciato a farmi dei complessi perché non ho il fisico da modella, ma lei mi sta accanto e mi dice che sono perfetta così. Sono molto felice di avere una madre come lei, che da sola è riuscita a crescermi senza farmi mancare nulla. Le voglio davvero bene e la ringrazio di tutto. (Fede, 17 anni)
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Ho un padre meraviglioso
Io non sono genitore ma credo che essere padre o madre sia, come dicono, il mestiere più difficile del mondo. Devi sapere affrontare ed aiutare dei ragazzini che ogni giorno passano dalla gioia al dolore, dall’entusiasmo alla più totale demoralizzazione. Devi capire quando è il momento giusto di parlargli e quando invece hanno bisogno di essere lasciati perdere e questo non è facile per un genitore, perché a volte neanche noi adolescenti sappiamo davvero cosa vogliamo e di cosa abbiamo bisogno.
A volte abbiamo solo bisogno di essere capiti e ascoltati, anche se so che un genitore alla fine è un genitore e deve comportarsi come tale, non fare l’amico.
Mio padre è la persona più importante della mia vita, l’unica con cui ho sempre parlato, con cui mi confido e di cui mi fido. Noi abbiamo avuta una vita un po’ travagliata e dopo che mio padre ha divorziato da mia madre abbiamo legato ancora di più. Ho sempre fatto qualsiasi cosa insieme a lui, l’ho accompagnato ovunque e anche se ora ama un’altra donna e ha un’altra famiglia, non ha mai smesso di considerarmi la sua “principessa”.
È l’unico uomo, oltre mio fratello, che non mi lascerà mai e non smetterà mai di volermi bene. Lui è la persona di cui mi fido di più sulla faccia della terra. Mi ha sempre insegnato tanto. Mi ha insegnato a non arrendermi mai, a lottare per realizzare i miei sogni e a impegnarmi a fondo in qualsiasi cosa faccio. Ho preso tanto da lui e di questo sono immensamente orgogliosa.
Il nostro rapporto è sempre stato stupendo, abbiamo sempre parlato di qualsiasi cosa, entrambi ci raccontiamo la giornata, emozioni, gioie e dispiaceri. La tv per noi non esiste, non l’accendiamo perché disturberebbe la nostra conversazione.
Credo che se perdessi mio padre, perderei tutta la mia vita, tutta la mia gioia. Il solo pensiero di uscire da scuola e sapere di poterlo chiamare e raccontargli tutto mi dà sollievo, perché senza di lui non saprei come fare. E quando non c’è, quando parte, io mi sento persa e non so che fare perché non ho il mio punto di riferimento. Non ho al fianco la persona che per me è più importante.
Io gli sono immensamente grata perché lui mi dà tutto, non mi fa mancare nulla e in cambio mi chiede solo di studiare perché è la cosa più importante per la mia vita. E io lo ringrazio per questo, perché non tutti i ragazzi hanno l’opportunità di studiare e basta, senza lavorare, alcuni non ce l’hanno purtroppo.
Mio padre è il tipo di persona a cui vorrei assomigliare da grande, anche se è un modello alto con cui competere e a volte ho paura di non essere all’altezza, ho paura che lui si aspetti troppo da me e di non riuscire a renderlo orgoglioso. Anche se so che, qualsiasi scelta io farò nella mia vita, lui cercherà sempre di capirmi, aiutarmi e sostenermi. Fare qualcosa che lo deludesse sarebbe il mio dolore più grande. Io devo a lui la mia vita, la persona che sono oggi per la maggior parte lo devo a lui. E il mio cuore non smetterà mai di ringraziare il Signore per avermi dato un padre così meraviglioso. (Alessia, 17 anni)
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Mio padre vive nell’età antica
Il mio rapporto con i miei genitori non è tanto bello. Io e i miei genitori parliamo, ma di cose che non c’entrano niente con la nostra vita. Io sto cercando di seguire i consigli di una persona venuta in terza media nella mia classe per eseguire un corso di orientamento, che ci ha suggerito di organizzare le ore di studio e di gioco, allora spesso io cerco di organizzare i miei orari con: tempo di gioco, tempo libero e tempo di studio. Mia madre capisce e facciamo degli orari, ma mio padre non ne vuole sapere, quindi non posso seguire gli orari che ho pensato. Mio padre non si smuoverà mai dall’età antica, ma sono riuscito a portare mia madre nella modernità.
Addirittura mia nonna ha un profilo su facebook, e anche mia madre, ma mio padre e mio zio non capiranno mai niente di internet. Un altro esempio è che mi dice di spegnere internet perché dice che il wi-fi gli dà fastidio, ma non si accorge che siamo circondati da reti wi-fi.
Mio padre quando dice una cosa non la rispetta mai, e quando vuole la cambia. Anche al mio compleanno è l’unico a non dire e fare niente. Quando porto a casa dei bei voti, dice che non gli interessano i voti ma la pagella, però quando ho dei brutti voti si arrabbia. Io non capisco, non aveva detto che gli interessa solo la pagella? I miei genitori, soprattutto mio padre, quando fanno una promessa non la rispettano mai.
Secondo me il rapporto tra genitori e figli dovrebbe essere in questo modo. È giusto avere una buona comunicazione, non dico di essere esagerati, basta un po’ di apertura. Bisogna avere degli orari, e i genitori si devono adeguare al passo della modernità; poi una cosa detta va fatta e una promessa è una promessa. I genitori devono essere contenti e festosi, e devono fare i complimenti per i voti belli e gli incoraggiamenti nel caso di voti brutti. (Mino, 15 anni)
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Ci vuole un vero uomo per fare il papà
Il mio rapporto con mio padre è cambiato, naturalmente mi tratta diversamente da quando avevo dieci anni o meno, ma sicuramente non ha mai smesso di darmi tutto ciò di cui un figlio ha bisogno, una guida, un esempio, e l’amore che solo chi ti ha messo al mondo ed è stato con te fin dall’inizio può dare.
Mio padre, insieme a mia madre, mi ha sempre guidato e indirizzato nella via giusta quando ne avevo bisogno, ha sempre lavorato sodo tutti i giorni ed è venuto da un Paese molto lontano per regalare un futuro migliore a una persona che non aveva ancora visto né conosceva, ma a cui voleva già bene: me.
A volte mi chiedo se mai potrò essere come lui un giorno, se riuscirò a dare a mio figlio ciò che lui ha dato a me. Ma soprattutto, essendo figlio unico, mi chiedo se riuscirò a soddisfare le sue aspettative e renderlo fiero di me. Mi sento fortunato ad avere un padre come il mio, sono molto legato a lui, anche se crescendo, come molto spesso capita, lo si dice meno frequentemente, ma cerco sempre di dimostrarlo in qualche modo.
Molte volte ho avuto amici che sono stati meno fortunati: padri assenti che abbandonano il proprio figlio o padri che purtroppo hanno perso la vita prima del tempo, mi chiedo spesso come si sentono. Credo che, anche se me lo raccontassero e provassi a capirli, non ci riuscirei, perché è qualcosa che non si può esprimere a parole, però ammiro questi amici per il solo fatto che riescono ad andare avanti, riescono a svegliarsi la mattina con i problemi dei normali adolescenti e devono affrontare la giornata con un simile peso dentro di loro, ma soprattutto riescono a sorridere nonostante tutto, nonostante ciò che hanno perso.
Mi sento fortunato perché qualsiasi uomo può diventare padre, ma ci vuole un vero uomo per diventare un papà come il mio. (José, 17 anni)
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Adolescenza è contraddizione
Nella mia esperienza di adolescente trovo più aspetti positivi che negativi. Il rapporto con i miei genitori lo vivo gioiosamente, non sono costretto a dire bugie perché esiste un rapporto di fiducia. Mi hanno insegnato a essere responsabile delle mie azioni e a subire la punizione che mi spetta.
Tuttavia c’è una cosa che mi dà fastidio dei miei genitori, ovvero quando cerco di difendere le mie ragioni e mi dicono di non rispondere: in quel momento sono molto arrabbiato e più mi arrabbio più mi chiudo in me stesso. Poi quando mi passa capisco che in fondo loro agiscono per il mio interesse e che fanno molti sacrifici per farmi crescere bene e prepararmi ad affrontare la vita. Penso però che l’eccessivo aiuto da parte dei genitori sia sul momento molto bello, perché ci rende tutto più facile, ma a lungo andare può rivelarsi un grande ostacolo da superare.
Il problema che affligge gli adolescenti è quello di trovarsi a imitare un modello che si ritiene perfetto, ma che a poco a poco rischia di toglierti la tua vera identità. Tutto questo può portare il ragazzo in uno stato confusionale in cui non si riconosce più. Per quanto mi riguarda, c’è stato un periodo, alle medie, in cui imitavo dei ragazzi più grandi che mi sembravano scaltri e sicuri di sé. Questo atteggiamento mi penalizzava e quando me ne sono reso conto ho avuto la forza di ritornare in me stesso e di non frequentare più quei ragazzi. Per me è stata una lezione che mi servirà per il resto della vita.
Gli adolescenti spesso non sopportano i comportamenti degli adulti quando si lamentano e pretendono da loro cose che non riescono a fare nonostante l’impegno che ci mettono. Forse la famiglia si crea tenendo conto delle aspettative dei genitori, senza tener conto delle capacità, delle aspirazioni e degli interessi dei figli. Non sempre ciò che i genitori si aspettano dai propri figli corrisponde a quello che i figli desiderano veramente. Penso che il dialogo sia uno strumento importante per comunicare e chiarire le proprie posizioni.
Ciò che contraddistingue gli adolescenti è la loro contraddizione, noi desideriamo renderci indipendenti, vogliamo fare le nostre scelte senza che i genitori ci impediscano niente. Ci piacerebbe frequentare gli amici senza limitazione di tempo, poter trasgredire senza essere controllati, avere i nostri spazi da gestire in completa autonomia.
Allo stesso tempo però abbiamo bisogno di rassicurazioni e di sentirci protetti in ogni momento, consapevoli di poter fare affidamento sui genitori, di tornare a casa e trovare il loro calore e il loro sorriso. (Andrea, 16 anni)
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Il contrasto non sempre nuoce
Secondo me il rapporto tra genitori e figli cambia da generazione a generazione, ma anche da persona a persona. Oggi l’età media dell’adolescenza è aumentata per motivi come il prolungamento degli studi e la difficoltà di avere un’indipendenza economica, quindi i nuovi giovani rimangono in casa dei genitori più a lungo di quelli delle generazioni passate.
Tutto ciò comporta un cambiamento di valori per un giovane. I giovani d’oggi infatti hanno necessità diverse rispetto a quelli del passato, anche se sono necessità che agli occhi degli adulti non sembrano valide. Spesso, quando queste necessità vengono soddisfatte, si instaura un dialogo tra genitori e figli e un rapporto d’amicizia.
A una prima impressione per un adolescente potrebbe essere fantastico avere un rapporto così, ma non è detto: il genitore, visto come un amico, potrebbe venire apprezzato di più, ma allo stesso tempo i suoi consigli potrebbero essere considerati di meno.
Quando questo rapporto di amicizia non si instaura, come penso che sia nella maggior parte dei casi, si instaura un rapporto di conflitto. In questo caso spesso viene a mancare il dialogo tra le due parti, l’adolescente si sente incompreso e questo lo spinge ancor di più a trasgredire le regole imposte dal genitore.
Il contrasto però non sempre nuoce all’adolescente, perché lo scontro con il genitore lo porta a riflettere e a formarsi un codice etico che sarà la base del futuro adulto. Quindi si può dire che un rapporto in cui l’adolescente critichi e trasgredisca le regole e abbia da ridire sulle decisioni e sui limiti imposti dagli adulti può aiutarlo a crescere e a maturare.
Quando infatti io e i miei genitori ci scontriamo, li accuso spesso di essere ottusi e incomprensivi e di non tenere in nessuna considerazione il mio pensiero. Non è raro che la se che la situazione degeneri e che le accuse peggiorino e si trasformino in altro, quando cerco solo di far valere le mie ragioni. Dopo ogni volta che questo succede penso al fatto che comunque loro fanno tanto per me e mi sento un ingrato, cosa che nessuno dovrebbe mai essere. (Gabriele, 16 anni)
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Un rapporto unico nel suo genere
Il rapporto tra genitori e figli è unico nel suo genere e continuamente in evoluzione man mano che i figli crescono. Quando sei piccolo, i genitori sono quelli che ti proteggono dai pericoli della vita, che non ti fanno cadere quando perdi l’equilibrio e che ti salvano dai mostri nascosti sotto il letto; ti leggono le fiabe e si inventano storie fantastiche per farti addormentare. Sono anche quelli che giocano con te qualsiasi gioco tu voglia giocare anche se si annoiano.
Crescendo i genitori diventano figure ancora più importanti, perché sostengono le tue scelte e, anche se non le condividono, ti consigliano affinché tu possa avere successo. Sono anche quelli che quando sei piccolo ti sgridano perché hai mangiato troppa cioccolata e anche quelli che quando cresci si arrabbiano perché non studi e ti urlano dietro perché lasci sempre le cose a metà. l voi.
Il rapporto tra genitori e figli però non è sempre stato così e a volte non è così ancora oggi. In passato il padre era il capofamiglia, quello a cui spettava prendere tutte le decisioni, in quanto era quello che possedeva il potere economico; tutti e due i genitori erano figure temute a cui si doveva rispetto e si dava del voi. Per fortuna con il passare del tempo queste figure hanno assunto caratteristiche umane, tanto che oggi esiste anche il permesso di paternità che permette anche al padre di imparare a prendersi cura del figlio, aiutare la moglie e di essere presente anche lui nel primo anno di vita del figlio.
Purtroppo alcuni padri non tengono particolarmente al proprio ruolo; alcuni non accettano il cambiamento portato dal nuovo arrivo e lo incolpano della loro infelicità e dei loro problemi. Altri si comportano come bambini, distorcendo la realtà del loro ruolo e confondendo di conseguenza i figli bisognosi di equilibrio. Altri ancora spariscono spaventati dalle responsabilità o semplicemente perché sono persone dalla moralità discutibile. Infine ci sono padri violenti che abusano dei propri figli arrivando addirittura a ucciderli perché una volta cresciuti non condividono la loro stessa mentalità.
Il rapporto tra genitori e figli incide profondamente nella formazione di quelli che poi diventeranno uomini e donne, infatti coloro che hanno avuto un padre o una madre al proprio fianco che li hanno sostenuti e hanno creduto in loro, una volta cresciuti, avranno molta più fiducia nelle proprie possibilità, migliori capacità di interagire con altre persone e creare rapporti stabili e duraturi indipendentemente dalla loro natura.
Se al contrario le figure dei genitori non sono state presenti, i figli avranno scarsa autostima, difficoltà nei rapporti interpersonali e saranno sempre alla ricerca di qualcuno che li ami ed è così che spesso si affideranno alle persone sbagliate e si metteranno nei guai. Sono quindi convinta che migliorando il rapporto tra genitori e figli ci sarebbe un miglioramento generale della società, che imparerebbe a condividere, sarebbe più paziente e meno egoista.
Personalmente mi ritengo fortunata, ho buoni genitori: fin da quando ero piccola sono sempre stati presenti, anche quando lavoravano fino a tardi trovavano il tempo di passare del tempo con me e di raccontarmi la favola della buona notte. Sono sempre venuti a vedere i miei saggi di danza, le recite scolastiche e i tornei di pallavolo. Mi sono sempre stati vicini nei momenti più difficili lottando insieme a me.
Anche se a volte non li ascolto, ho bisogno dei loro consigli per qualsiasi cosa, dalla scelta di un paio di scarpe alla scelta dell’università. Questo perché sapere cosa pensano mi dà sicurezza, sia che condividano la mia opinione sia che non la condividano, ma sono comunque disposti a darmi suggerimenti arrivando, a volte, a soluzioni a cui io non arrivo. In conclusione, ritengo che i genitori nella vita di un individuo siano indispensabili, perché il rapporto che si viene a creare dona tanta allegria, tanta felicità e porta tante soddisfazioni. (Morena, 18 anni)
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Adesso tocca a noi!
Nei tempi remoti i rapporti tra genitori e figli erano più distaccati. I bambini erano allevati in vista di un aiuto nei lavori e nelle faccende di ogni giorno, le famiglie erano numerose e i figli crescevano senza troppe attenzioni e a maggior contatto con la natura. Diventati abbastanza grandi da poter dare una mano, lavoravano accanto ai genitori, vivendo pressappoco allo stesso modo di generazione in generazione.
Successivamente nel corso della storia si scopre l’infanzia, i bambini sono fatti oggetto di maggiori cure e si dedica più attenzione alla loro educazione. I genitori vogliono offrire ai loro figli più possibilità e la prole non viene più vista come forza lavoro ma come la futura generazione che potrà migliorare le condizioni di vita.
I figli diventano più bravi e intelligenti dei padri e la società progredisce con più vigore, fino al presente, dove subentra una situazione paradossale: i genitori sono affettuosi e premurosi, mentre i figli diventano inerti e poco responsabili, perché a tutto hanno già provveduto i genitori. I rapporti tra genitori e figli in età adolescenziale diventano quasi inesistenti e i genitori vengono visti come un peso e non come una guida.
I discorsi con gli adulti si evitano perché si trova più conforto a informarsi su internet o discutendo con gli amici. Il cinismo va di moda e i figli sono fieri di non aver più bisogno di mamma e papà. Ma crescendo i nuovi adulti si accorgono di non essere in grado di diventare a loro volta padri o madri, sono troppo egoisti e impegnati per occuparsi di qualcun altro oltre a loro stessi.
In conclusione, penso che come figli dovremmo essere più grati e partecipi all’interno della famiglia, dovremmo riflettere di più su ciò che abbiamo a disposizione e dovremmo avere più premura verso i nostri padri e le nostre madri. Adesso tocca a noi! (Cate, 17 anni)
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LA SETTIMANA SCOLASTICA
La questione “insegnanti”
Approvato il decreto scatti. Il 18 marzo la Camera ha approvato in via definitiva il Decreto che salva gli stipendi del personale della scuola dal prelievo di 150 euro e che ristabilizza gli scatti stipendiali. Salve anche le posizioni economiche ATA (anche se viene segnalato che nel cedolino di marzo la restituzione non compare).
Ancora parere negativo invece dalla Ragioneria di Stato e dal MEF alla copertura individuata dal pdl 249 alla questione dei docenti di Quota 96, con grave danno per questi docenti e per la scuola: se questi insegnanti avessero riconosciuto il diritto ad andare in pensione, la scuola potrebbe accogliere altrettanti giovani docenti.
Il provvedimento sugli scatti, già approvato dal Senato, diventa legge, ma entro giugno 2014 sarà necessario un accordo all’Aran per dare copertura finanziaria all’operazione. Orizzonte Scuola ha elaborato le tabelle degli incrementi lordi in funzione dell’anzianità di servizio.
Soddisfatta la ministra, meno gli altri. La ministra dell’Istruzione Stefania Giannini esprime soddisfazione:
Con l’approvazione del decreto si è corretto il tiro rispetto ad un errore commesso in passato che rischiava di pesare sulle tasche degli insegnanti.
Perplessità sono invece espresse dal Movimento 5 Stelle, perché
Questo Decreto stanzia fondi insufficienti per il recupero degli scatti del 2012… Oltre al danno, poi, la beffa: i 250 milioni ancora mancanti per gli scatti verranno presi dal Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa (MOF), ridottosi negli ultimi anni a 500 milioni di euro, che serve alle scuole per le attività didattiche extra. Dunque, i soldi per pagare gli insegnanti vengono sottratti alla scuola.
Critica anche la Gilda degli Insegnanti:
Abbiamo assistito a un continuo, quanto estenuante, balletto: prima tre passi indietro con l’abolizione degli scatti 2010-2011-2012, poi due passi avanti con il recupero del 2010-2011 e dopo ancora due passi indietro con la proroga del blocco 2013-2014. Adesso il decreto approvato dall’Aula di Montecitorio mette a posto una casella, cioè quella del 2014, ma ne lascia scoperte due: 2012 e 2013.
Per l’Anief
Bisogna finirla con i provvedimenti tampone, finanziati razziando i fondi destinati alle stesse scuole per migliorare l’offerta formativa. Alla scuola servono risorse certe, quelle che lo Stato dal 2009 ha deciso di non dare più lasciando gli stipendi degli insegnanti ai valori del 2009.
Rinnovare il contratto. L’Anief ricorda che mentre si fanno passare questi provvedimenti come attenzione per il settore, nel frattempo l’Istat di dice che l’ultimo indice generale delle retribuzioni contrattuali orarie registra incrementi sopra la media nel settore privato (+1,9%) e in particolare nei settori dell’agricoltura (+3,4%), dell’industria (+2,1%) e dei servizi privati (+1,6%).
Nella pubblica amministrazione invece non si registra alcuna variazione. Gli stipendi degli insegnanti sono i più bassi di tutta la PA: superati anche dall’inflazione. Per tutti i sindacati occorre superare l’emergenza salariale rinnovando il contratto.
La Cisl denuncia che dei 935.000 lavoratori della scuola più della metà (500.000 circa) ha uno stipendio mensile netto di 1.500 euro con cui si fa fatica a vivere e ribadisce che
quella salariale è un’emergenza a cui dare immediata risposta, sapendo che passa anche da questo la credibilità degli impegni assunti rispetto alla centralità della scuola.
Pensare al futuro. La ministra Giannini a questo punto annuncia:
“Ora dobbiamo lavorare sul futuro“.
A quale futuro pensi, la ministra lo dice a chiare lettere. Parlando a Radio 1, dice che è giunta l’ora di valorizzare chi lavora meglio: altrimenti quel poco che c’è, non solo non serve a migliorare la qualità complessiva, ma neppure a valorizzare le singole persone.
E lo dice ancora più chiaramente qualche giorno dopo in un’intervista al Corriere della Sera:
Premiare i più capaci, disponibili e preparati. I dirigenti scolastici dovrebbero avere l’autonomia per farlo e si dovrebbero assumere la responsabilità delle loro scelte.
Quali i premi? Non necessariamente in soldi, sostiene la ministra:
Un insegnante può essere premiato con un aumento dello stipendio, ma anche con il ruolo di coordinamento di un’area didattica.
Premiare e punire. Molto interessante anche il prosieguo dell’intervista:
Oltre ai premi anche le punizioni?
«So dove vuole arrivare. Da una parte i più meritevoli promossi con un premio di produttività…».
Un premio di produttività?
«… se può trovi un’altra espressione dato che questa non è molto amata. Dall’altra si dovrebbe infrangere un tabù…».
E punire gli insegnanti incapaci?
«Anche con sanzioni, se non viene garantito un livello minimo di qualità».
E chi decide se viene garantito questo livello minimo? Gli studenti? I loro genitori?
«No. Non si può mettere la carriera di un insegnante nelle mani di dieci genitori che si lamentano. Chi dirige un istituto e deve rendere conto della qualità dei servizi si dovrebbe prendere anche questa responsabilità.
I ruffiani, i carrieristi, gli sfigati. Ai dirigenti scolastici, quindi, il futuro riserverebbe il compito di premiare e punire. Lucio Ficara dà voce alla domanda che tanti italiani si fanno:
Ma siamo certi che il nostro sistema scolastico sia governato da dirigenti scolastici immuni dalla deficienza di incappare nella scelta sbagliata e scellerata di premiare gli amici di turno?
Una delle cose più evidenti è quella che quando cambia il preside in una scuola, cambiano anche i rapporti fiduciari e quindi anche gli equilibri interne di potere. E questo sarebbe il merito tanto sbandierato dal governo Renzi?
Lucio Ficara così conclude:
Se Leonardo Sciascia fosse vivo e potesse parlare, siamo certi che suddividerebbe questo nuovo stato giuridico degli insegnanti, auspicato dal Miur, in tre squallide fasce: “i ruffiani”, “i carrieristi” ed infine gli “sfigati”.
Cose che la ministra non sa. La Flc Cgil risponde alle dichiarazioni della ministra chiedendo al Governo che
s’impegni a rinnovare il contratto dei lavoratori pubblici… che garantisca le risorse necessarie per un adeguato recupero salariale e che migliori la qualità formativa attraverso la contrattazione decentrata.
Per la Cisl le parole della ministra
suonano irrispettose non tanto per i sindacati, quanto per i lavoratori della scuola, delle cui retribuzioni la ministra è evidentemente all’oscuro.
La Uil ricorda come “i Governi Berlusconi, Monti, Letta hanno bloccato i contratti, fermato le retribuzioni“, la Gilda accusa la ministra di non conoscere affatto “la drammatica situazione in cui si trovano gli insegnanti italiani“, Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, ricorda che “Gli insegnanti guadagnano meno degli operai, il Ministro dovrebbe saperlo“.
Sul Corriere della Sera Gianna Fregonara e Orsola Riva dedicano un ampio articolo alla condizione degli insegnanti italiani:
Gli insegnanti italiani sono malpagati, come ha certificato l’Ocse. Sono maltrattati dalla politica, che a ogni cambio di governo modifica le regole. Sono poco considerati anche dai genitori, che mettono in dubbio l’istituzione e i metodi didattici. Infine, lavorano in condizioni di grave penuria quando non di emergenza. Nell’ultimo decennio, un docente su 10 ha lasciato la professione.
Malpagati e maltrattati per il Corriere, per Pasquale Almirante “umiliati e offesi“, per Francesco Di Lorenzo “l’ultimo anello, il più debole delle catena” gerarchica della scuola, costretti al “Signorsì Signore”.
Le piacerebbe che suo figlio diventasse insegnante? Ciò non deve sorprendere, visto quello che continuamente ricorda Vittorio Lodolo D’Oria:
Dobbiamo sempre rammentare che quella del docente è la helping profession maggiormente esposta all’usura psicofisica dell’insegnante medesimo. L’intensità e la durata dello stress lavoro correlato (SLC) possono determinare diversi gradi di sconvolgimento della personalità dell’individuo.
Non dimentichiamo che l’insegnante è l’unico professionista ad avere un particolarissimo rapporto con la (stessa) utenza: incontri di più ore tutti i giorni lavorativi della settimana, per 9 mesi di fila all’anno, per cicli di 3 o di 5 anni. Potremmo dire che è sottoposto tutti i giorni alla stessa Risonanza Magnetica Nucleare dei soliti 60 occhi: roba da… uscire di testa.
Così come non dovrebbe sorprendere che alla domanda “le piacerebbe che suo figlio diventasse insegnante?“, soltanto un italiano su cinque risponde di sì.
Che Italia è, che scuola è
E’ la scuola del tempo della “imbecillocrazia“, come la definisce Giorgio Israel. Quella che non ha ancora smaltito i danni della “riforma Gelmini“, dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale e dal Tar del Lazio, e sulla quale pende la diffida dello Snals-Confsal.
E’ la scuola dei Neet e della dispersione. Dei giovani che non studiano e non lavorano, per il numero dei quali l’Italia è superata solo da Bulgaria e Grecia. E’ la scuola dove, al Sud, gli alunni che abbandonano gli studi senza conseguire un diploma o una qualifica di secondo livello sono il 26,5% contro la media nazionale del 19,2. La scuola dove il 41% dei diplomati del 2012 dichiara di aver sbagliato a scegliere l’indirizzo di studi della scuola superiore.
Meno iscritti e meno laureati. E dove, all’Università, rispetto all’anno accademico 2003/04 si sono persi circa 90.000 iscritti, quasi il 20%, mentre il tasso di abbandono universitario supera il 55%, il più elevato della media Ocse. Secondo i dati del primo dossier dell’Anvur, una università con risorse ridotte, pochissimi stanziamenti per la ricerca e dove arriva alla laurea solo il 43% degli iscritti.
E’ la scuola precaria. La scuola dove i docenti precari, al termine della manifestazione del 21 marzo per la “giornata nazionale della dignità precaria“, non sono nemmeno stati ricevuti dalla ministra. E dove, il 27 marzo 2014, si attende dalla Corte di Giustizia Europea una sentenza che sani la situazione, contraria alle norme europee, della reiterazione dei contratti a tempo determinato da parte dell’Italia, a danno dei 300.000 precari della scuola.
Politiche in favore della precarietà. E’ l’Italia dove, a dispetto delle dichiarazioni, le politiche governative sono rivolte ad aumentare la precarietà anziché a eliminarla, come risulta dall’analisi che Chiara Saraceno fa del nuovo jobs act del premier Renzi:
Anche Renzi, come chi lo ha preceduto, sembra ritenere che il problema principale del mercato del lavoro in Italia sia la rigidità dei contratti di lavoro, non la carenza di domanda. Perciò, nonostante nel solo 2013 si siano persi 413.000 posti di lavoro (dati Istat), il primo pezzo del tanto annunciato jobs act è una ulteriore flessibilizzazione dei contratti di lavoro, con l’allungamento della possibilità di rinnovare i contratti a termine fino a otto volte in tre anni.
E’ anche l’Italia delle spese folli, “un delizioso paradosso”: dove ad esempio la Scuola superiore di economia e finanze (Ssef) dell’omonimo ministero, il cui compito è quello di istruire alla spendig review, macina milioni di euro per i suoi prof.
Meno istruzione, meno Pil. E’ l’Italia in cui diminuzione del Pil e delle spese per l’istruzione vanno di pari passo, come dimostra Carlo Buttaroni
Negli anni Sessanta, i diplomati nelle scuole secondarie superiori sono cresciuti del 105% rispetto al decennio precedente, con una crescita del Pil del 56%. Negli anni Settanta, il numero di diplomati è cresciuto del 91% e il Pil del 45%. Tendenza positiva proseguita fino al 2000, anno in cui è iniziata un’inversione di tendenza che ha visto, nella decade 2000-2010, un calo del numero deidiplomati del 6% rispetto al decennio precedente e il Pil fermo sotto il 3%. Un caso? Non proprio. L’istruzione, nelle economie avanzate, è il più importante fattore di crescita.
Sempre peggio per la scuola pubblica. E’ un’Italia che nonostante i discorsi sulla crisi e a dispetto dei principi fondamentali della Costituzione, ha una ministra che dichiara di voler equiparare la scuola pubblica e la scuola privata: allora, tutti i gruppi economici e ideologici che ne traggono vantaggio “come funghi dopo un periodo di pioggia, hanno fiutato l’aria che tira e – incoraggiati – alzano la testa“, come documenta Marina Boscaino. Vincenzo Pascuzzi sta creando un gruppo Fb per il monitoraggio della situazione.
E già c’è chi tra gli osservatori prevede nuove disposizioni sgradite al popolo della scuola dopo le elezioni europee.
Per trovare parole di discontinuità
Innalzare l’obbligo scolastico. Bisogna rivolgersi altrove: ad esempio riferirci alle dichiarazione della segretaria della Cgil che auspica un reale innalzamento dell’obbligo scolastico ai 16 anni.
Per una buona scuola per la Repubblica. Oppure rivolgerci alla legge di iniziativa popolare Per una buona scuola per la Repubblica, che, come relaziona Marina Boscaino, è stata riproposta al convegno che si è svolto a Bologna il 15 marzo: una legge “sostenuta da 100.000 firme e da 120 comitati di base locali“.
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RISORSE IN RETE
Le puntate precedenti di vivalascuola qui.
Per il nuovo anno scolastico
Un fascicolo della Flc Cgil su organici, dimensionamento, nuovo codice di comportamento e altre materie.
Indicazioni utili di Orizzonte Scuola su contratti, assunzioni, calendari.
Su ForumScuole una pagina dedicata al DL n. 104/2013 L’istruzione riparte.
Da TuttoScuola Sei idee per rilanciare la scuola qui.
Su ForumScuole tutti i tagli all’istruzione per il 2012.
Su PavoneRisorse una approfondita analisi delle ricadute sulla scuola della finanziaria di agosto 2011.
Tutte le “riforme” del ministro Gelmini.
Per chi se lo fosse perso: Presa diretta, La scuola fallita qui.
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Dove trovare il Coordinamento Precari Scuola: qui; Movimento Scuola Precaria qui.
Il sito del Coordinamento Nazionale Docenti di Laboratorio qui.
Cosa fanno gli insegnanti: vedi i siti di ReteScuole, Cgil, Cobas, Unicobas, Anief, Gilda, Usb, Cub, Coordinamento Nazionale per la scuola della Costituzione, Comitato Scuola Pubblica.
Finestre sulla scuola e sull’educazione: ScuolaOggi, OrizzonteScuola, Edscuola, Aetnanet. Fuoriregistro, PavoneRisorse, Education 2.0, Aetnascuola, La Tecnica della Scuola, TuttoScuola, Gli Asini…
Spazi in rete sulla scuola qui.
(Vivalascuola è curata da Nives Camisa, Giorgio Morale, Roberto Plevano)
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