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Una delle caratteristiche di don Mario Torregrossa era quella di tradurre le intuizioni su chi aveva davanti in consigli molto pratici, tendenti a incidere in modo reale sulla vita, nei campi problematici. Continua a leggere
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Una delle caratteristiche di don Mario Torregrossa era quella di tradurre le intuizioni su chi aveva davanti in consigli molto pratici, tendenti a incidere in modo reale sulla vita, nei campi problematici. Continua a leggere
Sarah Kirsch
Brief
Ich bin glücklich in Italien, in diesem
Frühen Dezember. Morgens Sterne, dann
Nebel unter den grünen Bäumen. Der Steinvogel
Klirrt Kiesel auseinander mit seiner Stimme, ihr seht mich
Auf roten Fliesen und obgleich
Der Herd ein Elektroherd ist tu ich
Die einfachen Dinge von vor dreihundert Jahren.
Ich brate – ja, ich habe Pompeji gesehen und zweitausend
Säulen und alle Kirchen, abgeschiedene Gärten – ich brate
Den Hasen im Topf und er kriegt
Einen Whisky am Schluß und ich auch ich hab
Das Schreibzeug aufm Küchentisch und lebe und lebe
Und lebe immer noch und mein Geliebter
Hat Locken und Kleider aus Samt und Seide und schöne
Achtfüssige Hunde, die bringen
Mir Stiefel und Feuer und Flamme, was zu rauchen und
dann
Kommt er selbst Continua a leggere
PROGRESSIVA ART EXHIBITION 20 febbraio /6 marzo 2015
Orario: tutti i giorni dalle 11 alle 19 (lunedì chiuso)
Inaugurazione venerdì 20 febbraio alle 18.30, ingresso libero
Spazio Colombo Art Design, via Trofarello 13 Torino
a cura di Max Ponte ed Enrica Merlo
Parte PROGRESSIVA ART EXHIBITION un progetto espositivo che vuole distinguersi nel panorama per qualità e originalità, fornendo ad artisti e pubblico una nuova possibilità per l’arte contemporanea. Un evento che si aprirà il 20 febbraio e per 15 giorni permetterà di avere a Torino uno spazio di visibilità, discussione e di mercato per l’arte. Continua a leggere
I folletti delle statistiche di WordPress.com hanno preparato un rapporto annuale 2014 per questo blog.
Ecco un estratto:
Il Museo del Louvre riceve 8,5 milioni di visitatori ogni anno. Questo blog è stato visto circa 760.000 volte nel 2014. Se fosse un’esposizione al Louvre, ci vorrebbero circa 33 anni perché lo vedessero altrettante persone.
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Nel cammino della vita si procede da una fase all’altra in modo non lineare, perché capita di regredire a momenti di sviluppo precedenti. Continua a leggere
Tutto è cominciato con la mia compagna che mi chiedeva se mi ricordavo i nomi delle renne di Babbo Natale. “Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet…” ha detto, “e poi?”
Avevo appena finito di cucinare. Erano le 9.30 di sera. Fuori pioveva. La mia compagna era riuscita ad addormentare nostro figlio dopo due lunghe ore di discussioni, trattative, letture e domande su Babbo Natale.
“I nomi delle renne?” ho ripetuto assumendo quella cognizione di causa che tutti i padri devono avere quando si tratta di questioni riguardanti i propri figli.
‘Perché’, stavo pensando, ‘hanno dei nomi?’
Mi ha guardato. La mia Continua a leggere
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Ciò che non risponde al vero non soddisfa l’uomo, impedisce di crescere e mortifica lo spirito. Continua a leggere
Nadia Campana ci ha lasciato trent’anni fa, trentenne e pressoché inedita, salvo in rare riviste e nelle bellissime traduzioni dickinsoniane, Le stanze di alabastro, Feltrinelli 1983, ristampate SE, 2003. L’urgenza di essere *contemporanee*, e non attuali, l’accomuna ad altre sorelle di pensiero, ma è una strada solitaria, in salita. Continua a leggere
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Don Mario, a proposito di verità, ha spesso parlato di castelli in aria. Continua a leggere
La mia via crucis
Senza essere Cristo
io porto la croce di Cristo
e nel mio cuore è scritto
il numero delle mie stazioni.
Io l’ultimo dei peccatori
salgo come Gesù verso Dio
tra cadute e dolori
della carne e dello spirito.
Io compio il cammino della Croce
seguendo il mio destino
nient’altro mi è dato che
obbedire al comando e piegare
umilmente il capo religiosamente
grato. Chi mai ha detto che
dolore e gioia non possano
convivere nel disegno
divino? Che salendo verso il
Golgotha ultimo il cuore
non ritrovi finalmente la sua pace?
il suo vero respiro? Il suo destino?
1. Creatura femminile.
Qualcuno come Pietro Citati ha paragonato la struttura della lingua italiana a un’immensa creatura femminile, simile alla gigantessa negra di cui parlava Baudelaire. Lo scrittore sa di dipendere completamente da lei: ne è schiavo; potrà scrivere solo ciò che lei gli permette. Ma, al tempo stesso, egli sente di esserne signore assoluto. Continua a leggere
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Il tema della verità non è presente nei vangeli in modo esplicito, a eccezione del testo di Giovanni, già esposto all’influenza della filosofia ellenistica. Continua a leggere
L’impronta del tempo, i segni del destino. Michele Brancale, Rosa dei Tempi, prefazione di Gianni D’Elia, Firenze, Passigli, 2014
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A distanza di cinque anni dalla sua ultima raccolta di un certo impegno (Salmi metropolitani editi dalle Edizioni del Leone di Venezia, con una bella postfazione di Antonio Tabucchi), Michele Brancale ritorna alla poesia con una silloge di notevole spessore lirico e di forte coinvolgimento culturale e umano (e, aggiungerei senza tema di smentite, con una forte spinta di carattere religioso). Scrive Gianni D’Elia nella sua prefazione al libro, un testo in cui il poeta marchigiano dimostra un interesse condiviso e appassionato per l’impresa poetica di Brancale, che:
«Rosa dei tempi ha una struttura da antico canzoniere medievale, da calendario cristiano, da oroscopo religioso, da breviario liturgico, da diario confessionale. Continua a leggere
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Mostrare l’esistenza del bene può costare anche molto sacrificio. Continua a leggere
A tu per tu con la storia della musica
Ascoltare un nuovo disco di Federico Gozzelino è sempre un grande piacere per lo spirito e la mente, dal momento che l’aspetto artistico-culturale resta sempre unito a un profondo credo filosofico, morale e umanitario, come se la musica fosse un atto non solo di pura creatività, ma anche di messa in circolo di fondamentali istanze dell’essere umano. Continua a leggere
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La verità è la premessa di tutto. Continua a leggere
Straniamento è un sostantivo che ha spesso ragione di essere usato per circostanziare le narrazioni di Fabio Viola. Estraneo e poco comprensibile il mondo descritto, a linciare una realtà troppo banale, deludente. Ma stavolta Viola ci ha tenuti con i piedi su questa terra meschina e meneghina, che dissimula il suo essere provinciale fingendo eterna assenza di sorpresa e coolness (digitando questo vocabolo su Google il primo suggerimento è “coolness Milano”), cercando riparo dalla paura della noia, del nulla, attraverso un atteggiamento di «nichilismo addomesticato e ottimista». Temi che ricorrono dal suo primo romanzo (“Gli intervistatori”), ma che qui sono giocati meno sul filo dell’assurdo e dell’alienante per restare invece ancorati a un qualche senso di concretezza più reale. Forse proprio per questo più dolorosi, desolanti. Lontano dall’ambientazione nipponica di “Sparire”, questo romanzo che si svolge tra Roma e Milano è raccontato dal “solito” io narrante romano, che in questo caso è sia innamorato del Giappone che di una giapponese, Maki, la “Diva Futura”, sua compagna di vita.
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Nel mondo culturale italiano la parola ‘divulgazione’ sembra rimossa, fino a diventare un autentico tabù anche in ambito editoriale, dove la Nazione può addirittura vantare il record (positivo) del maggior numero di libri pubblicati e quello (negativo) di una esigua quantità di lettori stabili. Continua a leggere
Recensione di Mauro Francesco Minervino
Marino Magliani, Soggiorno a Zeewijk, Amos Edìizioni, Venezia 2014.
Marino Magliani vive e lavora in Olanda dal 1989. Lì fa l’operaio e scrive, in italiano prevalentemente (anche se traduce da anni Roberto Arlt, autore argentino che ama). In questa sorta di esilio iperboreo gli è accaduto qualcosa di simile a quello che è stato per il “norvegico” Luigi di Ruscio. L’emigrazione forzata, la lontananza dalla propria lingua e dal mondo generativo lasciato in Italia, gli ha distillato una lingua iperletteraria, poetica e nello tempo scabra, essenziale, con qualcosa della petrosità ligure (ereditata da Biamonti) che il lungo distacco ha mutato in ironia e leggerezza di scrittura. La lingua italiana di Magliani possiede infatti una concisione elegante e stralunata; qualità che certe volte solo lo straniamento ben meditato riesce a concederti.
Già in altri libri Magliani aveva raccontato storie che portano verso altri luoghi lontani, come ne La spiaggia dei cani romantici, un romanzo del 2011 (ed. Instar), ambientato nella sperduta città di Lincoln, in mezzo all’umida Pampa Argentina. Questo suo libro più recente però, è un romanzo che si approssima più di altri alla vita dell’autore. Magliani ci racconta del suo quotidiano “soggiorno” in questa ordinata banlieue olandese dagli ampi e azzimati spazi verdi, edificata sulla sabbia inospitale della costa del Mare del Nord, come rivela il suo stesso nome (“Zee”, mare e “Wijk”, quartiere) –, e sembra andare ancora oltre i confini della pagina, per descrivere uno dei bordi estremi della società attuale e dei suoi individui. Continua a leggere
“UMAFEMINITÀ- CENTO POET* ” – Antologia poetic*, a cura di Nadia Cavalera
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“CENTO POET*” – chiamati dalla battagliera poeta Nadia Cavalera attorno alla sua stimolante e viva idea-progetto di umanità “femina”– si ritrovano come un compatto “noi” poetico attorno a lei e alla sua proposta costituente in itinere. È la proposta che per ora si è concretizzata nelle voci antologiche di “UMAFEMINITÀ- CENTO POET*. Nadia Cavalera, per ricordarla ai più, è la stessa poeta che a Modena ormai da anni porta avanti con successo il premio di poesia “A. Tassoni”.
L’antologia poetica, da lei voluta e curata, è il lancio di una progett-azione poetica di differenza e singolarità di stili di vita e coesistenza alternativi; e la sua coralità poetica vuole essere una poesia impegnata e mediatrice sul fronte di una “parola/lettera” volto nella direzione relativa del fine metamorfosante che auspica e persegue. Un’azione cioè che investe la parola come conatus politico-sociale modificante i luoghi comuni del “maschile”, quelli ormai fuori luogo quale aggregante persuasivo generale e attorcigliato nella spirale delle guerre del terrore, delle paure securitarie, degli infanticidi, dei femminicidi o, per dirla spinozianamente, delle “passioni tristi”, etc.
I poeti, ivi raccoltisi in attivo poetare plurale di soggetti diversi, condividono i propositi di questa interazione atta a modificare la condotta pratica delle relazioni umane concrete, lasciando che la teoria si faccia corpo e insieme comportamenti coerenti con le nuove pratiche di soggettivazioni non violente. Pratiche “foemine” sottratte all’arché (principio e dominio) del maschio, “invidioso” della potenza generatrice della “femina”(capovolgimento del dogma freudiano: la donna come l’essere che è invidioso del pene maschile; un maschio mancato?). Continua a leggere