Avendo sognato che sempre più spesso tornavo in un cinema dov’ero l’unico spettatore, e nel quale all’inizio si proiettavano film affascinanti, e poi via via sempre più scadenti; e che a un certo punto, interrottasi la pellicola, sullo schermo cominciava a scorrere la scritta “MEDICE…” subito soverchiata da una risata tanto forte da svegliarmi; avendo dunque fatto questo strano sogno, e non venendone a capo, mi sono rivolto al mio collega di stanza, celeberrimo saggio e smorfiatore.
“Medice, cura te ipsum” ha sentenziato.
“Bello sforzo, a questo c’ero arrivato da solo.”
“Ma non sei arrivato al fatto che questa sentenza ne richiama un’altra, che sotto a questo medico nel sogno si nasconde ciascuno di noi, che ha il compito di conoscere se stesso. Conoscenza come cura, cura come conoscenza. L’itinerario è il medesimo.”
“Il tutto coronato da una risata-commento che riporta alla realtà, che viene così proclamata inconoscibile, o perlomeno tale che la sua conoscenza poco o nulla rileverebbe.”
“Già, più o meno. Ma ricordiamo la volpe e l’uva. Qui c’è un’uva che non è difficile da raggiungere, che però fa la bua al pancino.”
“Sarà, non so se ti seguo. E i film all’inizio bellissimi poi insulsi e alla fine del tutto insignificanti?”
“Sono gli effetti della fidelizzazione, e di una malintesa fedeltà. A frequentare sempre lo stesso locale senza eccepire mai, finisce che si perdono il rispetto e che ti rifilano i fondi di magazzino. Tanto quello è di bocca buona e di stomaco forte, si dicono, ed è contento così.”
“Ma chi si dice quelle cose, che cinema è mai quello?”
“E non l’hai ancora capito? Non ti ricordi quando da piccoli chiedevamo di essere portati al cinema, e gli adulti rispondevano ridendo: “Per stasera si va al Cinema Bianco”, intendendo che dovevamo andare a letto e dormire? Ecco cos’hai sognato! E allora via, via di lì, di qui, aria, risate, scoppi… scoppi di risate volevo dire. Perché, ricordatelo bene – e qui mi dà l’ammonimento finale con l’indice puntato e la voce grave – senza discernimento e coraggio dalla prima scelta alla terza, dalla terza al ciarpame, dal ciarpame alla schifezza non c’è che un passo. Ricordatelo!”
D’accordo, farò il possibile.
— “E i numeri smorfiati dal collega?” domanderà qualcuno.
Eh no, vi garbi o meno quelli me li tengo per me.
Conoscenza come cura, cura come conoscenza, e rimedio come palliativo!;-)
a volte essere da soli al cinema può essere una fortuna, non vieni distratto!
ciao Robertino, continua così …
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c’è sempre qualcuno, a volte anche dentro di sé stesso, che ha la supponenza di saperne una più del diavolo. Poiché a mio avviso la conoscenza non è cura ma carburante per percorrere la vita sospesi ed in un precario equilibrio
Un caro saluto
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Cara Carletta,
sapessi, vorrei tanto NON continuare così!
Ciao,
Roberto
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Caro Francesco,
è un periodo in cui la corsia di emergenza è affollata da automobilisti che hanno finito la benzina e non riescono ad andare avanti. E se provassimo coi calci?
Un caro saluto a te,
Roberto
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Dopo aver finito di leggere ho sentito anch’io una forte risata e mi sono improvvisamente risvegliato. Il risveglio, non so se già te lo scrissi, è sempre l’effetto che mi fanno le tue provocazioni. Grazie per avermi ancora una volta ridestato dal mio quotidiano indolenzimento.
Un caro saluto.
Matteo
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Caro Matteo,
ho scritto questo testo mesi fa, ed è andato in linea ora, quando la tentazione di addormentarsi e non svegliarsi più raggiunge un massimo per molti.
Grazie e ciao,
Roberto
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Caro Roberto,
da che cosa nasce la tentazione di non svegliarsi più? Spero che sia un battuta come anche “… Sapessi come vorrei non continuare così”. Aspetto con ansia una tua risposta chiarificatrice. Intanto cari saluti. Carla
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Cara Carla,
la tua doppia domanda ha una doppia risposta. Per quella più personale, questa non è la sede. Per quella di ambito più generale, penso che basti guardarsi intorno. Spero di avere risposto, e cari saluti a te,
Roberto
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