LIMPIDO E’ IL MARE…
Limpido è il mare, secondo secoli
di poesia. Dalla riva carezzo
con lo sguardo la sua distesa
e mi prolungo nel suo infinito.
Mi verrebbe voglia di citare versi
con romantico atteggiamento…
Ma so che appena oltre il mio
sguardo vi è un barcone pericolante,
stracarico di aggiogati per fame
e di qualche infame aggiogante.
CI SIAMO INTESI
Se ne sta negletto ai piedi di un muro
dove hanno pisciato tutti gli animali
rassegnato a non più poter volare,
dagli altri piccioni scartato.
Ci siamo reciprocamente guardati
ci siamo intesi, entrambi appiedati.
CONVITO AMOROSO
Meglio esser cauti, dopo
vari ammonimenti
del cuore.
Invia, al posto tuo,
un drone per la notte.
IN FALEGNAMESCO
Scusate l’irriverenza.
Mio padre allisciava con la pialla
e con tanta pazienza
il legno spinoso del bosco,
proprio come aveva fatto,
senza riposo, il padre di Gesù.
Direte: ma il suo era
un padre speciale, mentre il tuo…
Una distinzione più che ragionevole
(se fosse sufficiente la ragione…).
Eppure so che hanno parlato entrambi
in falegnamesco, le stesse favole raccontato,
e pur da epoche diverse
si sono seduti allo stesso desco.
NEUTRINO
Ti ho attraversata
come un neutrino:
senza interagire
né trovare resistenza
di atti e di parole.
Neppure ingrandendoti
vi è traccia della tua presenza.
VERSICOLITE
La poesia che per e-mail ho ricevuto
da una signora in un acuto di versicolite,
mi ha depresso: come sempre
mi deprime l’inespresso.
Ma non volendo essere sgarbato,
quando il tasto del computer
mi ha suggerito di non salvare,
ahimé, non l’ho premuto.
PAVONESSA
Non bella, di prensili gambe telescopiche
simili a quelle del modulo lunare.
Eppure sei pavonessa
con sulle piume gli occhi d’argo.
Ti ho seguita perché ti sei fatta seguire.
Ma ora mi sento alla deriva
come un satellite che si faccia ingannare
dal campo gravitazionale
del primo pianeta che passa.
RIFLESSIONE
Bellezza e crudeltà sembrano
provenire dallo stesso dio,
il quale in sé unifica i molti.
Dio Uno però non può sovrintere
a tutto, in modo soddisfacente.
Era preferibile quando molti
erano gli dei e le dee.
Ognuno si occupava del proprio settore.
L’esito era, complessivamente, migliore.
NIKE SENZA TESTA
Dicono che ad Atena-Nike
gli ateniesi tagliarono le ali
perché la Vittoria restasse in città.
Anche la Nacuma italica, dopo,
fu senz’ali preservata…
Con alterna fortuna Atena-Nike
arrise ai romani, lungamente…
finché non sopravvennero i cristiani.
L’odierna Nike in omaggio ai tempi
torna a volare, ma decapitata.
Priva perfino del sonar del pipistrello,
su quale muro finirà per sbattere?
Come si può esser certi della storia
se a scriverne sono sempre stati i vittoriosi?
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