C’è gente che le piace di soffrire.
Quasi si mette in posa, per venire
meglio, quando la vita la ritrae
ad auto fustigarsi. Tu non darle
spago, tira avanti. Non c’è altra cosa
da fare: né inveire, né parlarle.
Quanto è vero! A volte ci viene il dubbio che forse bisognerebbe spendere qualche parola in più, che forse siamo stati fraintesi, che forse andava chiarito meglio, che non sia educato non rispondere. In realtà l’onesta’ d’intenti e di cuore impone distacco; perché dover ribadire a volte non è solo faticoso: è umiliante.
Nel circo non accade quasi mai di passare oltre senza raccogliere, specie quando trapezisti e funamboli lasciano piovere dall’alto offese inaspettate, gratuite. Eppure da sempre ognuno ha consapevolezza, per averlo sperimentato almeno una volta sulla propria pelle, di quanto l’indifferenza rappresenti l’arma più letale. Perfino la tigre risponde con ostinati ruggiti alle inutili frustate, ben sapendo che rimanere sdraiata e impassibile condurrebbe l’ammaestratore sull’orlo di una crisi di nervi.
C’è tanta gente, nel circo, che si fa del male, in un continuo masochismo fatto di ipotetici affronti subiti, di nemici da annientare contro cui lanciare strali in modo scomposto, alzando un polverone al centro della pista perché anche la cassiera nella roulotte si accorga di quello strazio. Naturalmente, nel circo ci si fa male da artisti, per il bisogno di rendere memorabile tanta social banalità.
Ma i clown in questo gioco non hanno strategie; soprattutto non provano alcun sadismo e istintivamente reagirebbero alle ingiurie per mitigare il dolore di chi le ha create, perché questo è il loro mestiere; non è per questo che indossano nasi rossi e scarpe sproporzionate?
Finché un nano, un ultimo arrivato, un povero illuso, sceglie di non abbassarsi, almeno non più di quanto abbia stabilito per lui la natura; preferisce far parlare le sue possibili azioni, buone e coerenti, uniche autorizzate a chiarire a chi è in buona fede, a mettere in riga gli incauti detrattori.
Occhio a quel clown nano. Resterà anonimo.
La vita è impegno e fatica per tutti. È comunque il dono più bello che si possa ricevere, libertà. Un peccato sprecarla, perdendo la stessa libertà, attivandole contro inutili meccanismi di difesa, aggredendo i suoi sentimenti buoni: la vita vuole solo offrire se stessa.
Il bisogno di esibirsi, l’ostentazione del proprio essere, denotano un profondo senso di solitudine, a volte è terapeutica oltre che meccanismo di difesa per chi la attua, la strategia della noncuranza, se vegono ritenute valide le indicazioni di chi ha sicuramente cercato di accudire e curare ferite, l’indifferenza può fare male al punto da far ricredere l’esibizionista.
Giammai le darei spago
potrebbe un giorno usarlo
per autolesionarsi
oppure farne finta.
Il Circo della vita
fa vittime a bizzeffe
o inventa vittimisti.
Non sempre è colpa loro
e poi mi chiedo spesso:
se soffrano davvero.
Forse qualcuno prima
doveva parlar loro
e molto anche inveire.
Quanto è vero! A volte ci viene il dubbio che forse bisognerebbe spendere qualche parola in più, che forse siamo stati fraintesi, che forse andava chiarito meglio, che non sia educato non rispondere. In realtà l’onesta’ d’intenti e di cuore impone distacco; perché dover ribadire a volte non è solo faticoso: è umiliante.
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Nel circo non accade quasi mai di passare oltre senza raccogliere, specie quando trapezisti e funamboli lasciano piovere dall’alto offese inaspettate, gratuite. Eppure da sempre ognuno ha consapevolezza, per averlo sperimentato almeno una volta sulla propria pelle, di quanto l’indifferenza rappresenti l’arma più letale. Perfino la tigre risponde con ostinati ruggiti alle inutili frustate, ben sapendo che rimanere sdraiata e impassibile condurrebbe l’ammaestratore sull’orlo di una crisi di nervi.
C’è tanta gente, nel circo, che si fa del male, in un continuo masochismo fatto di ipotetici affronti subiti, di nemici da annientare contro cui lanciare strali in modo scomposto, alzando un polverone al centro della pista perché anche la cassiera nella roulotte si accorga di quello strazio. Naturalmente, nel circo ci si fa male da artisti, per il bisogno di rendere memorabile tanta social banalità.
Ma i clown in questo gioco non hanno strategie; soprattutto non provano alcun sadismo e istintivamente reagirebbero alle ingiurie per mitigare il dolore di chi le ha create, perché questo è il loro mestiere; non è per questo che indossano nasi rossi e scarpe sproporzionate?
Finché un nano, un ultimo arrivato, un povero illuso, sceglie di non abbassarsi, almeno non più di quanto abbia stabilito per lui la natura; preferisce far parlare le sue possibili azioni, buone e coerenti, uniche autorizzate a chiarire a chi è in buona fede, a mettere in riga gli incauti detrattori.
Occhio a quel clown nano. Resterà anonimo.
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La vita è impegno e fatica per tutti. È comunque il dono più bello che si possa ricevere, libertà. Un peccato sprecarla, perdendo la stessa libertà, attivandole contro inutili meccanismi di difesa, aggredendo i suoi sentimenti buoni: la vita vuole solo offrire se stessa.
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Sintesi perfetta!!!
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Il bisogno di esibirsi, l’ostentazione del proprio essere, denotano un profondo senso di solitudine, a volte è terapeutica oltre che meccanismo di difesa per chi la attua, la strategia della noncuranza, se vegono ritenute valide le indicazioni di chi ha sicuramente cercato di accudire e curare ferite, l’indifferenza può fare male al punto da far ricredere l’esibizionista.
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Giammai le darei spago
potrebbe un giorno usarlo
per autolesionarsi
oppure farne finta.
Il Circo della vita
fa vittime a bizzeffe
o inventa vittimisti.
Non sempre è colpa loro
e poi mi chiedo spesso:
se soffrano davvero.
Forse qualcuno prima
doveva parlar loro
e molto anche inveire.
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