Un nuovo CD ‘Per Musicam Ad Divinum’, basato sui Vangeli porta alla luce la poesia del pianoforte di Silvia Belfiore, giovane solista alessandrina che sta lavorando a un progetto impegnativo, riguardante l’edizione discografica dell’opera omnia pianistica del compositore casalese Federico Gozzelino. In esclusiva e in anteprima per ‘La poesia e lo spirito’, Silvia Belfiore racconta questa straordinaria esperienza.
Così, a bruciapelo chi è Silvia Belfiore?
Sono una musicista che, partendo da studi al conservatorio e al liceo classico di Alessandria, si è poi laureata a Bologna e perfezionata in pianoforte in Svizzera, Germania e Francia. Ma non si finisce mai di studiare e la miglior scuola è il mondo. Parlo cinque lingue e amo viaggiare, ho visitato 45 paesi, amandone le tradizioni, i suoni e i colori.
Vuoi parlarci di questa nuova iniziativa discografica riguardante l’opera omnia di Gozzelino?
La prima collaborazione con il maestro Federico Gozzelino è avvenuta sulle sue musiche dedicate alle poesie di Alda Merini: con il soprano Marzia Grasso ho inciso “Viene il mattino azzurro”. La simpatia, l’intesa musicale e umana con Federico è stata reciproca e immediata. Da lì nasce l’idea di incidere l’opera omnia pianistica. Saranno 8 CD. Ad oggi sto incidendo il terzo. Il lavoro è lungo ma sicuramente entusiasmante.
Ci spieghi la prima uscita, il cd Per Musicam Ad Divinum?
La seconda collaborazione che ho avuto con Gozzelino è stata l’esecuzione dal vivo di Per Musicam ad Divinum (sette musiche ispirate ai Vangeli), prima a Casale Monferrato, poi a Vercelli. Cresceva la mia curiosità verso le sue composizioni, come il suo interesse verso le mie esecuzioni. Così siamo passati all’esecuzione e al progetto dell’incisione dell’opera omnia.
Che rapporto si crea tra il compositore e l’esecutrice quando si ha a che fare con un così ambizioso progetto?
Il filo è doppio e la stima è la base fondamentale. Il primo lavoro fatto è stato la raccolta di tutte le sue opere pianistiche. Non è stato semplice. Ho cercato tutto ciò che già stato pubblicato e inciso, ma soprattutto ho dovuto “forzare” Gozzelino al ritrovamento e al recupero di vecchi lavori. Inoltre ha scritto 5 nuove opere per l’occasione. Quattro di queste appariranno a breve nel prossimo CD che è già in stampa. Un’anteprima? Il titolo: Suoni e colori I. Musiche ispirate ad opere pittoriche di Klimt, Dalì, Syberg, Duchamp, Munch e Picasso.
Come definiresti sul piano stilistico ed artistico-culturale la musica di Gozzelino?
È stato definito e ama definirsi Post-Modernista. Personalmente non amo le etichette. Posso dire che la sua musica è di piacevole ascolto, mette a proprio agio il pubblico e sicuramente si discosta molto dalle “avanguardie”.
Ci racconti ora il primo ricordo che hai della musica?
Il mio bisnonno era pianista per i film muti; finì in difficoltà economica con l’avvento del sonoro. In casa si è sempre ascoltata musica; io sognavo di suonare e soprattutto già in tenera età subivo molto il fascino dei teatri, come spazio fisico/architettonico. Da bambina li sognavo spesso.
Quali sono i motivi che ti hanno spinto a diventare una musicista?
Già a 9 anni immaginavo un progetto di vita: ho avuto la fortuna di realizzarlo.
Quali sono le idee, i concetti o i sentimenti che associ alla musica?
La musica è un mondo sterminato, non si finirà mai di ascoltare, scoprire, suonare. Questo è il lato che mi affascina e che mi porta alla ricerca di un repertorio nuovo, non sfruttato, da scoprire. Da qui nasce, per esempio, il mio interesse per i compositori dell’Africa sub sahariana: una scoperta stupefacente che mi ha portata a suonarli in circa 50 concerti in 23 Paesi al mondo, ad inciderne un CD e al Dottorato che sto facendo all’università “Paris8” di Parigi.
Quali sono i musicisti che ami suonare?
Sicuramente il ‘900: da Debussy ad oggi. Mi affascina la ricerca timbrica, la qualità del suono da un lato e l’esasperazione ritmica dall’altro.
Tu però vai anche oltre la musica classica, giusto?
Sì, continuo delle collaborazioni che mi appassionano molto: quelle con esecutori non classici. La contaminazione, l’unione delle Musiche, la capacità di unirsi, scambiarsi ed ascoltarsi, mantenendo sempre e comunque ognuno la propria peculiarità: la cantante di musica etnica resta cantante di musica etnica, il saxofonista jazz resta saxofonista jazz e io resto sempre e comunque pianista classica, ma mi accosto, mi sposo e mi mischio con qualsiasi arte dei suoni. Certamente è necessario sempre trovare partner con buona apertura mentale e capacità di reinventarsi.
Al proposito, hai potuto collaborare con altri importanti musicisti?
Ho avuto la fortuna di trovarne vari ed è sempre stato un piacere: la cantante angolana Aline Frazão, il jazzista alessandrino Gianni Coscia, la cantante brasiliana Reis, la cantante piemontese Betti Zambruno, i Tre Martelli, il saxofonista jazz Andrea Morelli, per citarne alcuni. Come si dice “che la salute mi accompagni… e gli impegni non mi mancano”.
Come vedi la situazione della musica in Italia?
Pessima. Passo alla prossima domanda.
Cos’altro stai progettando a livello musicale per l’immediato futuro?
Sicuramente la conclusione della tesi di Dottorato. Prossimamente andrò a suonare compositori africani in Cameroon e in Uganda. Inoltre il progetto con Gozzelino impegnerà molta parte del mio prossimo futuro.