Se Gesù potesse lamentarsi, ne sentiremmo delle belle. Non credo che avrebbe da ridire su qualche sbavatura rituale o normativa, anche se la dottrina e il rito continuano a essere fondanti – e forse proprio per questo, oggi, vengono così demonizzati (sarà il demonio che li demonizza?). Penso che Cristo sarebbe addolorato per il fatto che non ci confidiamo, che non gli raccontiamo come va la vita, ciò che ci ferisce o ci consola. “Vi ho chiamati amici”, dice; ma noi teniamo le distanze, timorosi che rompa le uova nel paniere, che, se gli diamo un dito, si prenda tutto il braccio. Così Lui rimane là, a guardarci come chi si aspetta, da un momento all’altro, che qualcuno si decida a sbottonarsi.
Non siamo amici di noi stessi…ci guardiamo allo specchio solo per pettinarci…ci occupiamo del mondo che ci circonda senza conoscere chi siamo, cosa…siamo frastornati dal rumore di fondo…silenzio…silenzio…silenzio…forse s’intravederà la luce…
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Che Cristo tenda a prendersi tutto il braccio secondo me è vero, d’altra parte si sa che non ama i tiepidi…
Ma desiderare la totalità della persona che si ama fa parte dell’amore, quanto più il Suo! E se questo abbraccio può rompere qualche equilibrio nella propria vita, certamente è per donarne di nuovi, spesso meno comodi, ma con il sapore dell’eternità.
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