
Cos’è la libertà? Ce lo siamo chiesti molte volte. La risposta è: adesione alla verità, senza riserve. Ma potremmo metterla cosi: tutte le volte che siamo e ci sentiamo sicuri di Dio, allora sì, noi siamo liberi.
Cos’è la libertà? Ce lo siamo chiesti molte volte. La risposta è: adesione alla verità, senza riserve. Ma potremmo metterla cosi: tutte le volte che siamo e ci sentiamo sicuri di Dio, allora sì, noi siamo liberi.
Quando la voce lo raggiunse, Arhat stava camminando con alcuni amici sulla strada antistante la moschea dell’Iman. Gli ci volle un po’ per fare ordine nelle parole. Aveva lo sguardo allacciato ai minareti, alle cupole, ai portali intarsiati, ai marmi, ai pavimenti e alle palme all’ombra delle quali aveva trascorso la mattinata conversando.
La voce era quella di un suo compagno di corso. Lo raggiunse alle spalle, e una volta vicina, ansimante, impaurita per il dubbio d’essere stata pedinata da orecchie invisibili, gli riferì che erano andati a cercarlo all’Università. Continua a leggere
Gesù vuol essere per noi come un padre con il suo bambino: vivere Lui la nostra vita, rendere divini i nostri atti. Perché ci sentiamo soli? Forse perché vogliamo esserlo? Ci risponde subito, quando lo chiamiamo. Il dono supremo è offrirgli la nostra libertà, come l’ha offerta a noi, quando ha vissuto sulla terra. Il dono estremo lo faremo nella morte: ci daremo a Lui completamente e Lui vincerà in noi, una volta per sempre, per l’eternità.
Non si può essere santi a metà, dice il Cristo alla Bossis. Non si rinasce una sola volta, ma ogni giorno; non bisogna solo vivere di Dio, ma anche morirne. Perché sia possibile, occorre chiedere senza stancarsi: da chi altro potremmo avere la vita, il dono della grazia?
Ecco un estratto de Gli inseguiti, il nuovo romanzo di Claudio Bagnasco, edito da CartaCanta,
Di nuovo lui.
Preferirebbe essere preso subito a calci e pugni piuttosto che sopportare questa intimidazione: è la seconda volta che l’uomo compare sulla passerella. E se è vero che l’altra mattina era il giorno del pagamento e lui si è presentato solo con la metà dei soldi da restituire, oggi ha semplicemente deciso di uscire di casa un po’ prima per fare una passeggiata su e giù per il porto turistico ancora vuoto di gente; non è possibile che per una distrazione gli stiano addosso così, persino nei pochi attimi di libertà che spettano anche ai carcerati, anche ai cani. Continua a leggere
L’anima è un mistero. Trabocca, oltrepassa, sconfina. Non sta negli argini del corpo. Malgrado tutti i suoi sforzi, il materialismo non giustifica la vita, il dono, l’amore. È travolto dall’evidenza di verità di qualcosa che lo supera.
Il nuovo ci attira. Navigando nel web, cerchiamo disperatamente qualcosa che non sia stato detto, la notizia che cambia la giornata, l’informazione che mancava. Giorno dopo giorno, sempre più, troviamo vera l’affermazione di Qoelet: non c’è niente di nuovo sotto il sole. Una bella mattina ci accorgiamo che c’è una sola novità possibile: Dio. Lui è l’eternamente giovane.
Gesù ci suggerisce le armi adatte per poterlo conquistare. Una di queste è il pentimento. Non dobbiamo provare dolore per aver sporcato l’anima, ma per aver ferito il nostro Amato, che era lì che ci guardava: eppure abbiamo fatto quel gesto, compiuto quell’azione che, lo sapevamo, gli procuravano del male. Pentirsi sentendosi nulla, in modo da decidersi a fare ogni cosa con Lui e per Lui: questo è il cammino.
di Roberto Plevano
Prendo spunto dall’editorialino sul Corriere di domenica 17 febbraio di Beppe Severgnini sulla brutale aggressione ai danni di Alain Finkielkraut nel corso di una protesta di gilets jaunes a Parigi. Severgnini osserva, credo giustamente, che il carattere antisemita della violenza («sale juif!», tra gli insulti urlati a pochi metri) va di pari passo allo stolido attribuirsi, da parte della folla rabbiosa, non tanto la rappresentanza, ma l’integrale identità della nazione francese: «la France elle est à nous!» e l’esercizio della vendetta divina, che è vendetta di popolo «Tu vas mourir! Dieu va te punir. Le peuple va te punir!»; chi strepita lo fa da una posizione assoluta che non ammette repliche: «Nous somme le peuple!».
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La svolta è quando l’anima scopre che l’intimità con Gesù non è solo per la suora di clausura o per il monaco, ma per ogni essere umano sulla terra. È allora che si accende di entusiasmo, e prega che il suo amore sia aumentato e alimentato, perché possa fare sempre più spazio all’Amico insuperabile. Dovremmo contagiarci questa ebrezza: il mondo diverrebbe ciò che è.
da qui
Che mistero è la grazia: è come la corrente del fiume, che porta con sé, trascinando ciò che trova, e conducendolo al mare. È questa la nostra vocazione: affidarci totalmente, come bambini piccoli, fino all’approdo del gran mare di Dio.
Ci sono film tra loro molto diversi e lontani, eppure rappresentano in modo lineare come si è modificato il punto di vista dell’osservazione nel cinema, e non solo. L’osservatore è tradizionalmente fuori, distante e guarda dentro. E’ la posizione che occupa Jeff in La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock, costretto su una sedia a rotelle a causa di una frattura, mentre osserva con il suo binocolo ciò che accade nelle case di fronte. In Dillinger è morto di Marco Ferreri l’osservazione entra dentro la stanza, nel suo tempo e nel suo spazio. Il tempo del cinema coincide con quello reale. E noi seguiamo Glauco dal suo rientro a casa, dopo il lavoro, fino all’assassinio della moglie e alla sua fuga su uno yacht, senza alcuna scissione, se non di senso e significato, con il suo percorso di alienazione. Se posso sostituire il senso dell’osservazione, l’udito con la vista, ne La conversazione di Francis Ford Coppola, Harry Caul finirà per distruggere la sua abitazione alla ricerca ossessiva della cimice che lo avrebbe mutato da spia in spiato. Continua a leggere
Bisogna contare sulla Madre, Immacolata e Addolorata. Colei che ha accolto in maniera perfetta il progetto di Dio, corrispondendo ad ogni sua speranza. È un’alleata potente, della quale è rischioso fare a meno. Con Lei, tutto diventa più semplice, meno faticoso. Un Padre, un Fratello, una Madre: la compagnia necessaria e sufficiente per giungere alla meta.
Gesù vuole che ci sentiamo in cielo, dove i santi non possono fare a meno della sua presenza. Vuole che abbiamo la sensazione limpida di una porta aperta, verso la quale slanciarci, con estrema confidenza. Vuole che diventiamo coscienti dei due movimenti essenziali: o verso noi stessi e le nostre fatali distrazioni, o verso Lui. Dobbiamo chiedere ai santi di aiutarci a fare di Gesù la nostra stabile dimora.
Il Padre ci ama al punto da vedere in noi suo Figlio. Ci esaudisce come se esaudisse Lui. Ci dona ciò che ci serve per salvare anime, che ci accoglieranno con gioia indescrivibile nel paradiso. Vedere le cose da questa prospettiva cambia tutto: rispetto a una tale verità, ogni altra interpretazione del mondo è menzognera.
Cantare andando al sacrificio: così ha fatto Gesù. Uscendo dalla cena, aveva intonato il grande hallel: “il suo amore è per sempre” . È la gioia di Dio la nostra forza, e non dobbiamo temere di attingervi più che possiamo, non preoccupandoci mai di chiedere troppo. Dio non si lascia superare in generosità, diceva sempre don Mario. E quanto aveva ragione.
da qui
Conversazione con Chiara Fenoglio
Di recente, per i tipi de Il Saggiatore, è stata ripubblicata la raccolta poetica più rappresentativa di uno dei massimi poeti del Novecento letterario italiano: “Gli strumenti umani” di Vittorio Sereni (pagg. 154, euro 20), arricchita da una corposa, raffinata ed esaustiva introduzione firmata da Chiara Fenoglio. Continua a leggere