
Il Cristo chiede di distaccarci da noi stessi, di vivere per Lui e con Lui, vita dell’anima. È da questo che dipende tutto: qual è il nostro centro? Non possiamo pretendere la gioia, la libertà, la pace, se il fondamento è altrove.
Il Cristo chiede di distaccarci da noi stessi, di vivere per Lui e con Lui, vita dell’anima. È da questo che dipende tutto: qual è il nostro centro? Non possiamo pretendere la gioia, la libertà, la pace, se il fondamento è altrove.
Raccogliamo frutti dal giardino che coltiviamo;
Se dal “nostro”,avremo i frutti della terra, “dono” offerto dal Padre ai nostri progenitori,che otterremo con “fatica e sudore della fronte” ;
Se invece scegliamo di coltivare nel SUO giardino, siamo certi che raccoglieremo, senza alcuna fatica,
GIOIA, PACE, AMORE, LIBERTA’.
“Clausola indispensabile? “:
Evitare i consigli che ci potrebbero arrivare sotto l’ombra di quell’albero, il più bello,accattivante,
posto al centro del “giardino”!!!
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Il paradosso di un Dio amante della vita da lui creata, che chiede di immergersi nella morte – interiore, ma a volte anche fisica, come nel martirio- quale condizione ineludibile di rinascita.
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“hamartia”, “mancare il bersaglio” …il centro è Lui…Dio, ci insegna a mirare, tenendo la giusta posizione per centrare il bersaglio…
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Chissà se all’anima possono essere applicati concetti simili a un piano regolatore comunale, laddove il centro corrisponde al luogo storico più antico e prezioso, il luogo dove affondano le radici, le ragioni che identificano e caratterizzano una comunità.
Non è certo un caso se alla distruzione del centro a causa di un terremoto, segua quasi sempre un‘inesorabilmente dispersione e annullamento della comunità stessa.
In urbanistica si è fatto spesso l’errore di riqualificare il centro creando dei non-luoghi, posti apparentemente nuovi, funzionali, a volte perfino belli, ma comunque tutti uguali, privi di storia e di identità; esempio più comune ne sono i centri commerciali, visitando i quali potremmo trovarci ovunque, al nord o al sud o anche all’estero.
E dunque, come vogliamo che sia il nostro centro personale; chi vogliamo eleggere al nostro campidoglio.
Io proverei ad eliminare il superfluo, le insegne più vistose e le inutili sovrastrutture. Grattare, scavare, riportare alla luce cosa siamo realmente. In questo senso, non parlerei di distacco da noi stessi, piuttosto di ricerca del Gesù che siamo; un’archeologia dell’anima.
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