Seduto da solo al tavolino del bar
senza ambizioni né desideri
triste e quieto penso
alle sale d’attesa piene di sogni altrui
e le ricopio in versi sul foglio del mio pensiero.
Nelle lunghe giornate di sole seguo
il vostro passarmi accanto
come vigili mummie dai visi riarsi,
le ragazze con le labbra assetate d’amore
che ridono eternamente giovani
e i bambini vocianti che mangiano un gelato alla fragola.
Ma in fondo alla strada
è il vento lieve come una farfalla
che mi porta il profumo della natura
e un interminabile tramonto
nel susseguirsi delle stagioni.
In compagnia del silenzio sento
il lento scrosciare della pioggia sul selciato
e nella notte sotto lo sguardo muto dei lampioni
il sonno delle vetrine sbarrate dalle serrande
mi ricorda come sono stati i miei anni.
Nulla intorno mi distrae dal pensare
alle speranze ingannatrici del mio passato
ai sogni inutili di un futuro immaginato.
Il vecchio Ribeiro che mi sta di fronte
sul suo alto monumento di marmo
si compiace delle sue trovate argute
e si congeda con un sorriso ironico.
Quando il sole brilla pesante nell’azzurro
qualcuno sorridendo mi siede accanto
finge di conversare con me e mi chiede
come mai le mie parole ardono ancora
tra incanto e cupa contemplazione.
Con il braccio poggiato sul tavolino taccio
come una cosa dimenticata
che vede in sé stessa
la disperazione del nulla.
Prima di allontanarsi mi stringe la mano
sospesa tra il cuore e la mente come un airone
che porta via i sentimenti
verso un cielo dove si mescolano
illusioni e dolore.
Non posso guardarvi negli occhi
e se potessi vi guarderei senza vedervi.
E se vi vedessi quanto lontano
sarei dai vostri pensieri!
Nel bronzo che m’imbalsama il corpo
nell’immobile parvenza di vita
il mio cuore paziente
come il ragazzo che spesso ho rimpianto
palpita ancora per vendicarsi
d’averlo negato con la stessa passione
con cui si nega Dio.
Mi levo l’ampio cappello augurandovi
buon sole e la pioggia se necessaria.
Sempre grazie a Fabrizio e a Luigi. Rua Garrett è per me la poesia della reincarnazione in un Poeta che amo. Una reincarnazione che Luigi rende viva con la sua voce e la sua partecipazione. Come non esserne grato?
Questo poema di Marcello Comitini è un CAPOLAVORO! (mi permetto di aggiungere che anche il video è di buona fattura). Peccato che qui sia poco apprezzato.
Ossimoro brillante, che esprime il contrasto tra desiderio e senso di morte: filo d’oro che attraversa l’intera poesia (o almeno è questo che io ho colto).
Come sempre, perfetta l’interpretazione, all’altezza del testo.
Sovente il poeta si sente solo ma il lettore spesso prova le stesse identiche sensazioni del poeta e vi si rispecchia.
Siamo in tanti, tante solitudini diverse.
Il poeta, in quanto tale, non deve saperlo.
Rua Garrett ©2020
di Marcello Comitini
Lettura di Luigi Maria Corsanico
Heitor Villa-Lobos, Prelude No. 5
Nicholas Petrou
immagini dal web di proprietà degli Autori
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Rua Garrett © Marcello Comitini
Seduto da solo al tavolino del bar
senza ambizioni né desideri
triste e quieto penso
alle sale d’attesa piene di sogni altrui
e le ricopio in versi sul foglio del mio pensiero.
Nelle lunghe giornate di sole seguo
il vostro passarmi accanto
come vigili mummie dai visi riarsi,
le ragazze con le labbra assetate d’amore
che ridono eternamente giovani
e i bambini vocianti che mangiano un gelato alla fragola.
Ma in fondo alla strada
è il vento lieve come una farfalla
che mi porta il profumo della natura
e un interminabile tramonto
nel susseguirsi delle stagioni.
In compagnia del silenzio sento
il lento scrosciare della pioggia sul selciato
e nella notte sotto lo sguardo muto dei lampioni
il sonno delle vetrine sbarrate dalle serrande
mi ricorda come sono stati i miei anni.
Nulla intorno mi distrae dal pensare
alle speranze ingannatrici del mio passato
ai sogni inutili di un futuro immaginato.
Il vecchio Ribeiro che mi sta di fronte
sul suo alto monumento di marmo
si compiace delle sue trovate argute
e si congeda con un sorriso ironico.
Quando il sole brilla pesante nell’azzurro
qualcuno sorridendo mi siede accanto
finge di conversare con me e mi chiede
come mai le mie parole ardono ancora
tra incanto e cupa contemplazione.
Con il braccio poggiato sul tavolino taccio
come una cosa dimenticata
che vede in sé stessa
la disperazione del nulla.
Prima di allontanarsi mi stringe la mano
sospesa tra il cuore e la mente come un airone
che porta via i sentimenti
verso un cielo dove si mescolano
illusioni e dolore.
Non posso guardarvi negli occhi
e se potessi vi guarderei senza vedervi.
E se vi vedessi quanto lontano
sarei dai vostri pensieri!
Nel bronzo che m’imbalsama il corpo
nell’immobile parvenza di vita
il mio cuore paziente
come il ragazzo che spesso ho rimpianto
palpita ancora per vendicarsi
d’averlo negato con la stessa passione
con cui si nega Dio.
Mi levo l’ampio cappello augurandovi
buon sole e la pioggia se necessaria.
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Sempre grazie a Fabrizio e a Luigi. Rua Garrett è per me la poesia della reincarnazione in un Poeta che amo. Una reincarnazione che Luigi rende viva con la sua voce e la sua partecipazione. Come non esserne grato?
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Questo poema di Marcello Comitini è un CAPOLAVORO! (mi permetto di aggiungere che anche il video è di buona fattura). Peccato che qui sia poco apprezzato.
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tra incanto e cupa contemplazione
Ossimoro brillante, che esprime il contrasto tra desiderio e senso di morte: filo d’oro che attraversa l’intera poesia (o almeno è questo che io ho colto).
Come sempre, perfetta l’interpretazione, all’altezza del testo.
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@ Luigi Maria Corsanico
Condivido, sono versi bellissimi.
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Davvero versi bellissimi!! e la chiusa è geniale!
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Sovente il poeta si sente solo ma il lettore spesso prova le stesse identiche sensazioni del poeta e vi si rispecchia.
Siamo in tanti, tante solitudini diverse.
Il poeta, in quanto tale, non deve saperlo.
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