
Pastorale
La colomba cammina con piedi appiccicosi
Sulle verdi corone del mandorlo.
Le piume spalmate sulla calura
Come miele
Che pigramente gocciola nell’ombra…
Chiunque fosse in quel frutteto
Così immerso nel sonno e nella pace,
Si sarebbe
Accorto appena della collina
Che sta lì presso
Con le tre strane braccia di legno
Levate su una turba di popolo immobile
– Oltre gli elmetti dei soldati di Pilato
Splendenti come denti argentei nel sole.
Non è di immediata comprensione questa poesia di Kenneth Patchen, rimasto precocemente invalido, ma sospinto da una vitalità tenace e insopprimibile. Ci vuole un po’ per decifrare “le tre strane braccia di legno”, almeno fino al nome di Pilato, che getta luce a posteriori sulla collina e gli elmetti dei soldati. Il fascino di questi versi è tutto qui: l’evento che ha cambiato il mondo passa quasi inosservato. Ma forse è questa la lezione da apprendere: anche noi possiamo essere tra gli indifferenti, tra coloro per cui è come se nulla fosse mai accaduto. Eppure, nel testo, non mancano segnali indicatori: la colomba, la pace.
Ancora una volta, la poesia ci pone la questione dello sguardo, dei sensi interni, capaci di vedere l’invisibile.
Molto bella la poesia …
La colomba simbolo di pace, cammina, cammina, cammina, lasciando le sue impronte ovunque passa … dentro o fuori di noi, lascia delle impronte di pace, dentro di noi, se apriamo lo spiraglio… lasciano delle impronte di pace davanti a noi per invitarci a seguire quella scia … a far si che tutti possiamo vederle e seguirle…
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Meravigliosa questa poesia! L’antinomia fra la dimensione pigra e molle del presente, e quella drammatica del passaggio all’eterno, resa con un mirabile coup de théâtre.
Grazie per le parole che la accompagnano, che ci spingono a penetrarla più profondamente.
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Sia il frutteto che l’orto degli ulivi sono nutriti da un’unica terra.
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