
Il filo
Che cuciva le carni
che ne conteneva gli spasmi
che tratteneva la gioia che davi
e il decorso dei giorni preziosi
che impediva il riaprirsi dei tagli
che ci univa nonostante gli altri
che voleva, voleva legarci…
non è marcio, ancora resiste
ha un capo che tiro ogni tanto
– lo senti, amore, quel filo di voce
che arriva di nuovo, miracolo,
al tuo lontanissimo capo?
I simboli poetici sono fatti per coinvolgerci, a volte per travolgerci. Il “filo” di Antonio Fiori è un simbolo potente: il susseguirsi dei “che” ha un effetto slavina, serve a spingerci inesorabilmente verso lo scioglimento finale: nulla è casuale, in poesia; meno che mai il termine “miracolo”, posto all’apice di un cammino – forse una corsa – del pensiero e del cuore, attraverso il prisma di sensazioni, sentimenti, stati di coscienza (conteneva, tratteneva, impediva, univa, voleva), che si sciolgono nel prodigio di una voce che raggiunge l’altro. Non è questo il più grande miracolo della natura, della storia, della grazia? Il cammino dell’uomo dall’io al tu; o, come diceva il Cristo, il passare all’altra riva. Il “filo”, che Antonio Fiori ha messo nelle mani del lettore.
Splendida descrizione dell’amore, che infaticabile unisce strappi e distanze, che tutto crede, tutto spera, tutto sopporta…
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Grazie Fabrizio, per questa sorpresa. Il filo è in fondo, sotto metafora, la speranza che ci lega e ci guida verso il miracolo dell’incontro d’amore, umano e divino.
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Un filo,un semplice filo, ci lega, ci unisce, accomuna le nostre vite…che niente lo spezzi mai: è il filo della speranza.
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