Nel mio scompartimento di pendolare spesso incontro un paio di conoscenti con i quali discuto di politica. Con noi c’è sempre uno sconosciuto che ci guarda tutti, specialmente me, con paterna sufficienza.
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Archivio dell'autore: robertorossitesta
Provocazione in forma d’apologo 300
Le avanguardie devono precedere il grosso dell’esercito (che marcia con comodo, con frequenti soste e persino con arretramenti, ovviamente sempre strategici) solo di quel tanto che basta. Anzi, di quel poco.
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Provocazione in forma d’apologo 299
Avendo sognato che sempre più spesso tornavo in un cinema dov’ero l’unico spettatore, e nel quale all’inizio si proiettavano film affascinanti, e poi via via sempre più scadenti; e che a un certo punto, interrottasi la pellicola, sullo schermo cominciava a scorrere la scritta “MEDICE…” subito soverchiata da una risata tanto forte da svegliarmi; avendo dunque fatto questo strano sogno, e non venendone a capo, mi sono rivolto al mio collega di stanza, celeberrimo saggio e smorfiatore.
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Provocazione in forma d’apologo 298
“La conoscenza è uno strumento, non un fine cui tendere per se stesso”.
Il tono non ammette repliche, e infatti lascio perdere.
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Provocazione in forma d’apologo 297
Da poco ho concluso brillantemente un ciclo di studi prestigioso, ho mandato il curriculum a tutti gli istituti e le redazioni possibili ma finora nessuna risposta. Finalmente, questa mattina, una telefonata.
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Provocazione in forma d’apologo 296
Capodanno 2028. Il Presidente, solo nel suo studio davanti al computer, sta lanciando alla Nazione il solito, rituale messaggio.
La sapiente regia automatica, per aiutarlo a metterci un po’ di calore, gli fa sfilare immagini colte al volo dalle case degli spettatori: volti intenti, sorridenti, persino con qualche lacrima di commozione.
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Provocazione in forma d’apologo 295
Un lutto dietro l’altro in famiglia. In questi momenti il mondo del sonno e della veglia sono ancor meno distinguibili del solito: è come se la porta di passaggio fosse rimasta aperta, e per quanti se ne vanno tanti ritornano. A volte come presi in un ingorgo si presentano tutti insieme, ma senza destare sorpresa né impressione. E alla fine arriva anche lui, il nonno un po’ tonto, da vivo impedito nei modi e nella parola; ma da morto, bisogna puro dirlo, figura assai meglio.
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Provocazione in forma d’apologo 294
“Vecchio, che fai?” una voce mi fa sobbalzare, ed alzo lo sguardo su un giovane con una maglia senza maniche coperta di scritte, le braccia coperte di tatuaggi e i canini rivestiti di metallo che mandano lampi alla luce della lampada sulla mia scrivania.
“Come, che faccio? E tu, come sei entrato?”
“Non cambiare discorso.”
“Io come vedi sto scrivendo, esattamente la Provocazione in forma d’apologo 294.”
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Provocazione in forma d’apologo 293
Un pensionato sulla SUA panchina, quella col sole all’ora giusta e l’ombra idem, sta tentando di uccidere un ragno pericoloso che ha osato invadere i suoi confini, e magari pensa persino di farci la tela, fra schienale e seduta, sulla SUA panchina.
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Provocazione in forma d’apologo 292
Solita convocazione a porte chiuse dal Capo per reprimende varie.
“Siedi, Erre.”
“Sono già seduto, Capo.”
S’inquieta quando lo chiamo in questo modo, ed è uno dei motivi per cui lo chiamo così.
“Ah sì vedo. Dunque…”
“…. Dunque?”
“Erre, tu remi contro!”
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Provocazione in forma d’apologo 291
Quarant’anni fa, ragazzotto fresco di patente, percorrevo spesso una strada di gran traffico. In un punto di particolare intasamento, dove si andava a passo d’uomo, ogni volta vedevo un tale seduto su un muretto, e avevo tutto il tempo d’osservarlo: sempre lo stesso soprabito e una gran massa di capelli bianchi e lisci che spiovevano su una faccia imberbe, da bambino; spiccavano da sotto le palpebre semichiuse due occhi attentissimi che non guardavano il passaggio delle auto, ma più oltre, forse gli asfittici cespugli di un campetto pelato che si stendeva dall’altra parte della strada.
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Provocazione in forma d’apologo 290
La porta più munita non ha sentinella ed è semiaperta.
Ci passi e ci ripassi davanti, spesso addirittura cacci la testa fra i battenti e spii all’interno.
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Provocazione in forma d’apologo 289
È rinato, ma non in chiave consumistica, il rito del picnic. Da qualche tempo con i vecchi amici la domenica ci si ritrova su qualche prato delle nostre belle montagne a sbocconcellare un panino e a bere un bicchiere, parlando del difficile passato, del più difficile presente e del difficilissimo futuro.
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Provocazione in forma d’apologo 288
La sensazione di cadere che si prova quando ci si addormenta (tanto spiacevole che a volte ci si sveglia) non dura che un attimo; appena sotto i nostri piedi, invece dell’atteso baratro, si trova la cima di un monte sulla quale atterriamo dolcemente; e innanzi a noi si stende un comodo sentiero che porta a fondovalle, dove ci vengono offerti buoni cibi. Se si accetta si resta per sempre; se si rifiuta a tempo debito si torna indietro, verso il risveglio. Questo viaggio avanti-indietro può essere compiuto innumerevoli volte, anche se pochi ne serbano memoria.
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Provocazione in forma d’apologo 287
È un pezzo che devo chiamare Maddalena, chissà che penserà del mio prolungato silenzio, lei sempre così gentile. Ho giusto un minuto libero, ne approfitto. Ecco il numero. È libero, e al primo squillo già risponde: “Pronto”.
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Epistola dell’Albero e dei Quattro Uccelli, di Ibn `Arabî
“Epistola della riunione della creatura al proprio essere essenziale, attraverso l’incontro con l’albero umano e con i quattro uccelli spirituali”: ecco come potrebbe tradursi il titolo completo di questo opuscolo, qui per la prima volta in versione italiana. Continua a leggere
Provocazione in forma d’apologo 286
Apparve una mattina, e restò tutto il giorno fino a sera; ed anche una volta fatto buio non se ne andò, risplendette nel cielo inconfondibile: non pallone non stella, e continuò così per giorni e giorni.
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Provocazione in forma d’apologo 285
Benché pregata di non declinare l’estate declinò.
Ogni giorno la luce scemava, solamente il calore restava quasi estivo ed esalava in nebbia.
La nebbia usciva dalla terra e s’insinuava dovunque, l’umidità appiccicava le vesti alla pelle e soltanto rari aliti freddi indicavano l’avanzare della stagione.
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Provocazione in forma d’apologo 284
Nella mia trafelata routine oggi c’è un motivo d’affanno in più: devo correre a casa perché aspetto Marco, mio amico e vecchio compagno di scuola, bricoleur esperto e attrezzatissimo, che deve farmi una riparazione delicata. Ricorro sempre a lui quando non si tratta di ordinaria amministrazione, anche se il suo intervento mi costerà una cena in un ristorante di grido ben più cara della parcella dell’artigiano o del tecnico più esosi; ma in certi casi non lesino, perché solo con lui ho la certezza di lavori fatti a regola d’arte.
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Provocazione in forma di apologo 283
Da quanti anni non passavo in questa via! Ma le chiavi del portone e dell’appartamento, chissà perché, non le lo ho mai gettate, sono rimaste nell’anello di ferro insieme alle altre, a quelle nuove.
Molto è cambiato nella via, si stenta quasi a riconoscerla. La vecchia casa invece no, è sempre lei, o almeno al primo sguardo così sembra.
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