ecco un sogno. ci sono sette piccole foto sul comodino della madre: vi appaiono uomini deformi, forse mummie. il figlio raccoglie le foto, le sovrappone, e le strappa in un colpo. poca fatica, un istante solo, e il lavoro facile è fatto. la madre dice che le sono state donate da altri – il figlio le distrugge. un figlio strappa *le brutte figure*; suo fratello disapprova questa distruzione.
il vecchio il morto il deforme l’inutile sono sul comodino – dove si terrebbe il *livre de chevet*. lì c’è la tradizione ricevuta. lingua data e lingua ricevuta, va bene? e quando si parla in italiano, *quale* lingua si parla?
i vivi non seppelliscono quei morti, ma ne fanno la piccola mostra, nella camera più privata. si diceva «fare dell’avanguardia un’arte da museo», e altri dicevano: bisogna abbattere distruggere bruciare i musei. inscatolare la *merda d’artista* era un gesto una provocazione una risata e un concetto, contemplare la morte riflessa nelle foto è solo pena. Continua a leggere →
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