
Vivere per piacere a Dio, dice il Cristo alla Bossis. È il decisivo spostamento dell’asse, nella nostra vita, la rivoluzione copernicana. Piacere a Dio o piacere a sé stessi: è la distanza tra il cielo e la terra.
Vivere per piacere a Dio, dice il Cristo alla Bossis. È il decisivo spostamento dell’asse, nella nostra vita, la rivoluzione copernicana. Piacere a Dio o piacere a sé stessi: è la distanza tra il cielo e la terra.
Perché non ci diamo interamente a Dio? Abbiamo riserve? Pensiamo ci sia qualcuno o qualcosa più importante di Lui? Ci sembra impossibile che si occupi di noi? Gesù fa a Gabrielle molte domande, ed è come le facesse a noi.
Gesù ha bisogno del nostro primo passo: ci chiede di guardarlo, di ascoltarlo. Può non venirci incontro, se lo avvertiamo presente? Conta sui nostri desideri, che sono atti in germe. Ha bisogno della nostra adesione, anche imperfetta: sarà Lui a perfezionare.
da qui
Non è sufficiente domandarsi perché (ed è già tanto), dobbiamo chiederci per chi. Per chi facciamo le cose, viviamo, ci impegniamo? Se lo facciamo per noi stessi, proveremo l’amara delusione di ritrovarci in mano un pugno di mosche: l’io, infatti, non basta a se stesso, e si consuma nel nulla se non aderisce a qualcun altro. Se facciamo tutto per Gesù, ogni atomo della nostra esistenza s’impregna, fin d’ora, dell’eternità.