La nottata che ha da passare non sarà breve. Anzi, si prevede lunga, tra periodi di tregua e di possibile recrudescenza dei contagi. Potremo riprendere fiato -secondo gli esperti- solo quando sarà possibile una vaccinazione efficace e diffusa. E non sarà questione di settimane, ma di mesi. Continua a leggere
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Antonella ANEDDA. HISTORIAE
Antonella ANEDDA
Historiae
EINAUDI (2018)
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Povria
Lo sai la polvere non cade, ma si alza
Du sciri la povria non ruat, s’alzat
Guglielmo APRILE. Il talento dell’equilibrista.
Guglielmo APRILE
Il talento dell’equilibrista
Giuliano Ladolfi Editore (2018)
*
Visione adulta
Se un tempo amammo
non serve ricordarsene, oggi
che le grandi abetaie del Cretaceo
sono spente, sepolte
BMW (di Ambra Stancampiano)
Il giorno che sono andato a prendere la BMW c’era un sole giallo e cattivo.
Guardavo dallo specchietto della mia vecchia 127 lo squallore del rione in cui sono cresciuto con un fremito su per lo stomaco: potevo farcela, ne stavo uscendo.
Il venditore mi ha fatto firmare un sacco di carte e ha preteso documenti e buste paga, poi mi ha consegnato le chiavi. Scintillavano.
La BMW mi aspettava nel garage della concessionaria, bellissima come la donna della tua vita quando la immagini da ragazzino.
Il commesso ha disattivato l’antifurto col telecomando, quel bip bip mi è sembrato più dolce del suono di un’arpa.
Sono salito sull’auto, mi sono lasciato avvolgere dall’abbraccio degli interni in pelle, mi sono guardato intorno: quella era la mia macchina. Neanche colei che si sentiva padrona della mia vita poteva interferire. Era la prima cosa solo mia a parte il lavoro con cui mantenevo entrambi in quel quartiere di merda.
Mi sono guardato allo specchietto, ho sfoderato il mio sorriso da venditore; inutile rovinarsi la giornata coi brutti pensieri, a mamma la macchina sarebbe piaciuta.
Al mio ritorno tutto sembrava più bello, perfino le baracche in misto cemento e lamiera attaccate ai pali della corrente per rubare la luce al comune. La BMW mi faceva sentire una spanna al di sopra del degrado che mi circondava, mentre la gente affacciata alle finestre e ai balconcini si passava la notizia che “Micuzzu, u figghiu da ‘za Tana, si fici i soddi” più velocemente dei miei 90 cavalli. Continua a leggere
Giovanni NUSCIS – Tre poesie
Gridare ci salverà
nel luogo e nel momento
che ancora non sappiamo.
Il grido più alto e corale
a spezzare il silenzio caduto
il pianto piegato di anni
che ha seccato la terra
e la speranza.
Rotto l’assedio nemico
liberate le strade
resterà del grido un motivo
nell’aria
inseguito dal canto gioioso
di madri e sorelle
come dopo la fine
della guerra bestiale. Continua a leggere
LA GABBIA
Non una rivoluzione d’ottobre, servirebbe, ma la semplice, coerente applicazione della Costituzione repubblicana, con riferimento ai suoi “Principi fondamentali” (artt. 1 – 12).
Come uscire dall’attuale quadro politico ed economico paventato in questa intervista, e nelle cronache quotidiane? https://it.businessinsider.com/gli-italiani-stanno-investendo-soldi-fuori-dalla-penisola-per-paura-che-leuro-si-spacchi/
E’ davvero impossibile rompere con le scelte fatte fino ad oggi, tentando strade nuove, come questa? Continua a leggere
POESIA E POTERE – di Giovanni NUSCIS
Pur ritenendo illuminante, per affrontare il tema, la lettura diretta di alcuni testi poetici non è forse inutile fare una breve premessa.
Inizierei intanto con due definizioni, una di poesia e una di potere, tra quelle che mi paiono più appropriate nell’economia del discorso.
Poesia (dal dizionario Garzanti) è “l’arte e la tecnica di comporre versi o, più generalmente, di esprimere in forme ritmiche (estranee alla prosa) idee, sentimenti e realtà secondo la propria visione del mondo”.
Potere (definizione sociologica da http://www.sapere.it/enciclopedia) “capacità di assumere decisioni che determinino comportamenti di altri, entro una relazione sociale che coinvolge gruppi o singoli individui. Il potere implica, perciò, la possibilità di ricorrere a strumenti in grado di imporre la decisione presa a soggetti che non la condividano. In questa prospettiva, il potere si manifesta come esercizio possibile di mezzi che spaziano dall’influenza personale (compresa la seduzione) al più brutale impiego della violenza fisica.” Continua a leggere
LA SOVRANITA’ SULLA CARTA
E’ giusto distruggere una montagna e l’ambiente per costruirvi una galleria inutile? E’ giusto che i Governi la impongano con ogni mezzo, probabilmente su pressione di lobby? E’ giusto che la popolazione che da generazioni vive in quella valle (Val di Susa) non sia mai stata ascoltata e si ribelli? E’ il caso della TAV Torino – Lione, ma che pone un problema generale di sovranità.
“La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”, recita la Costituzione (art. 1, co. 2°), e ci scappa un sorriso, consapevoli di come in realtà siamo stati spogliati sia della sovranità sia di diritti fondamentali. Ma la nostra, obietterebbe subito qualcuno, è una democrazia rappresentativa, e poi a decidere di un interesse di valenza non locale ma nazionale devono essere le istituzioni, non i cittadini residenti nel territorio interessato, comprensibilmente contrari. Continua a leggere
“QUI SI (RI)FÀ LA DEMOCRAZIA O SI MUORE. PER UNA NUOVA PRATICA DEMOCRATICA” di Giovanni NUSCIS
Il 9 e 10 gennaio si è tenuto a Bologna un incontro nazionale organizzato dall’associazione “PrimaLePersone, per l’Assemblea Permanente” dal titolo “Dalla rappresentanza politica all’autorappresentanza del mondo sociale”.
Chi ha partecipato all’incontro di Bologna, come lo scrivente, ha avuto la conferma che si sia imboccata finalmente la strada verso una qualità di relazioni e di pratiche politiche autenticamente democratiche, nel confronto e nelle decisioni. Senza per questo sottovalutare le difficoltà e le resistenze nel passaggio tra il sistema politico attuale (antidemocratico, corrotto, liberticida) e quello auspicato (inclusivo, aperto, fortemente etico, coerente con lo spirito e i principi della Costituzione repubblicana).
E come in ogni fase storica di decadenza – in larga parte segnata, nel nostro caso, dal modello economico impostoci (quello neoliberista, forte anche del condizionamento dell’informazione e del sistema culturale) che genera guerre, povertà, distruzione, avvelenamento dell’ambiente, spreco e depauperamento di risorse – il seme di questa società in metastasi dovrà necessariamente morire perché si generi nuovo frutto. Continua a leggere
L’autunno del patriarca?
DA IL MANIFESTO SARDO
Giovanni Nuscis
I titanici sforzi del Governo per creare nuovi posti di lavoro…
Notizia di oggi su la Repubblica. Con 37,5 miliardi si creerebbero 280.000 posti di lavoro…. Non bisogna essere economisti e ministri per fare qualche conto e capire che qualcosa non quadra. Con quella cifra, infatti, sarebbe possibile dare lavoro a tutti i disoccupati d’Italia che sono circa 3,5 milioni e mezzo. Una retribuzione di 1000 euro al mese per 12 mesi, per un anno. Mica noccioline! Se poi una cifra simile fosse disponibile anche nei prossimi anni (come è indubbiamente possibile), potremmo a ragione gridare al miracolo economico. Precisando che i 3,5 di beneficiari non resterebbero in casa inattivi, ma verrebbero occupati per creare sviluppo vero, attraverso progetti elaborati nei territori nei diversi settori (ambiente, agricoltura, attività produttive, bonifiche, tutela e valorizzazione dei beni culturali, infrastrutture, formazione, attività artistiche…).
Perciò la notizia è di quelle che fanno ribollire il sangue, confermando l’incompetenza, il piattume ideativo e il malaffare che continua a persistere in questo Paese, e che gente distratta, assuefatta e cieca tutti noi siamo. La notizia ci conferma inoltre che non servono cifre astronomiche per “mettere in sicurezza” i lavoratori rimasti senza lavoro e le loro famiglie. Meno di 1/7 degli introiti 2012 Irpef (versato al 90% com’è noto, dai lavoratori dipendenti e dai pensionati)! Continua a leggere
Tra crisi e utopia – di Giovanni Nuscis
La crisi attuale – economica, di democrazia, di attacco ai diritti fondamentali, con lo scollamento di istituzioni e partiti dalla volontà e dai bisogni reali dei cittadini – ha prodotto due reazioni significative: l’elevata astensione dal voto nelle recenti elezioni politiche e amministrative e il diffondersi di forme di lotta dal basso, in Sardegna e nella penisola. Il terreno di battaglia è quello della difesa di beni comuni irrinunciabili, come la salute e l’ambiente (per l’inquinamento di centinaia di migliaia di ettari di territorio), la terra e il paesaggio (che le multinazionali della speculazione energetica vorrebbero strappare all’agricoltura e alla memoria storica della comunità), i beni demaniali (che si vorrebbero dismettere per fare cassa), il lavoro (che non c’è, e origina ovunque drammi e forme di protesta). Continua a leggere
Gesti estremi
Darsi fuoco è gesto di chiusura estrema: alla propria storia, ai propri cari, alla possibilità di un miglioramento della propria condizione. Sono tanti, troppi coloro che maturano questa scelta. La comunità ha perso la sua capacità di accogliere chi è in difficoltà, chi è, o chi si ritrova di colpo, inadeguato alla crescente complessità della vita. I semplici, gli emarginati, i deboli sono diventati un peso.
Allontanatici dal gioco sfavillante degli specchi mediatici, saltati via come sottili viti dall’ingranaggio implacabile del lavoro, o della cura familiare e sociale ci ritroviamo soli e nudi. Se le istituzioni non capiranno la necessità di compiere “gesti estremi” di natura politica, utilizzando le risorse disponibili per creare in via diretta nuovo lavoro o dare un reddito di esistenza a tutti i bisognosi, gesti disperati contro sé stessi o contro gli altri si moltiplicheranno. Continua a leggere
Buon 1° maggio! Una proposta per la creazione di nuovo lavoro
Sul lavoro il nuovo Governo, leggendo le anticipazioni del neo premier e del ministro dell’economia, parrebbe accingersi a riproporre vecchie e ingannevoli ricette neoliberiste, che lungi dal creare nuova e valida occupazione (a tempo indeterminato e ragionevolmente risolutiva per i milioni di disoccupati e inoccupati) continueranno a sottrarre risorse pubbliche a vantaggio di imprese e banche. E’ necessario invece rompere con politiche inefficaci, pensando nuove forme di lavoro e con esso un nuovo modello sociale ed economico, nell’ottica di una più equa distribuzione della ricchezza e di un benessere diffuso.
I. E’ in atto una guerra dura e inapparente per il permanere di un’egemonia economico finanziaria, in Italia come nella maggior parte del pianeta. La posta in gioco è il denaro pubblico, i beni comuni e quelli personali di milioni di persone. I miliardi di euro, innanzitutto, di tasse ed imposte sempre più stritolanti per la maggior parte della popolazione; e il patrimonio immobiliare degli enti pubblici che si vuole svendere (terre e immobili demaniali, monumenti etc.) col pretesto di ridurre il debito pubblico; beni comuni come l’acqua, l’ambiente, la terra. Ma anche le risorse personali dei privati, che l’eccesso di tassazione, l’aumento incontrollato dei prezzi, il bisogno disperato di liquidità, la schiavitù del gioco d’azzardo, delle droghe, della prostituzione strappano via per andare a incrementare, in buona parte, i conti bancari di potenti lobbies o gruppi malavitosi; in modo spontaneo o attraverso il braccio impietoso degli enti di riscossione, o della giustizia civile. Continua a leggere
Vivalascuola. Come si fa a fare pranzo dopo Auschwitz?
«“Come si fa a scrivere una poesia dopo Auschwitz?” chiese Adorno […] “e come si fa a fare pranzo dopo Auschwitz?” obiettò una volta Mark Strand. Comunque sia, la generazione a cui appartengo ha dimostrato di riuscire a scrivere quella poesia» (Iosif Brodskij, Discorso per il Nobel, 1987)
Verba manent
meditazione sulle parole dei testimoni in Shoah di Claude Lanzmann, 1985
di Maria Grazia Calandrone
Non era il mondo. Non era l’umanità. Non sembravano esseri umani. Invece, siamo capaci anche di questo. È una scelta.
Quando abbiamo aperto le fosse piangevamo tutti per quella legna marcia fatta di uomini – figuren. Avevamo davanti uno strato secco, una pianura di corpi che si sbriciolavano. Continua a leggere
La cruna dell’anno. Buon 2013!
Se qualcosa di buono resta
di noi non è la sostanza del dono
ma il moto della mano che spezza
il pane del nostro tempo
inscrivendovi un nome. Continua a leggere
UNA TERSA VIA
Mentre i protagonisti caricaturali della politica annunciano di allearsi, di disallearsi e poi di nuovo di compattarsi e di scompattarsi, l’Italia reale, quella delle persone in carne e ossa, precipita nella miseria disperante mai adeguatamente espressa e raccontata dai media; e intanto che si assiste impotenti, ogni giorno, alla caduta degli orridi catafalchi di un teatrino fasullo, fatto di menzogne e ruberie, ci s’indigna, si protesta, si invadono le piazze chiedendo attenzione e risposte. Continua a leggere
Il ritorno dello Stato nell’economia
Su il manifesto di oggi Valentino Parlato osserva che “Oggi forse, ma più che forse, sarebbe necessaria la ricostituzione dell’Iri.” L’Iri, è bene ricordarlo, era un ente pubblico economico che controllava un certo numero di aziende partecipate (tra le quali Banco di Roma, Credito Italiano, Banca Commerciale, Italsider, Finmeccanica, Rai, Alitalia, Fincantieri, Autostrade). L’idea mi sembra degna di considerazione avendo ormai provato gli effetti nefasti del “libero mercato”; senza però dimenticare la belva idrovora di denaro pubblico che l’Iri era diventata, negli anni, tanto da scomparire nel 2002. Continua a leggere
La Costituzione a capriccio: l’art. 81 sì, l’art. 53 no.
Il Parlamento italiano – giunto quasi alla scadenza di mandato, già eletto con una legge elettorale a dir poco scandalosa – forte di un consenso di circa due terzi dell’aula ha modificato qualche mese fa il testo della Costituzione inserendo all’art. 81 l’obbligo del pareggio di bilancio, come imposto dall’Europa sulla base del Fiscal compact (Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell’unione economica e monetaria, noto anche come Patto di bilancio). Da subito, ciò ha comportato tagli di spesa che hanno dato il colpo di grazia ai servizi pubblici e ad un’economia già in forte sofferenza, togliendo risorse preziose per gli investimenti e la ripresa, con un effetto depressivo che si ripercuote nella parte più debole della popolazione, rimasta senza lavoro e senza possibilità di trovare nuove alternative. Continua a leggere
L’ILVA, LE ILVE D’ITALIA
Dopo anni di indifferenza o connivenza e di omessi controlli sulla sicurezza degli impianti dell’Ilva, a Taranto, si sveglia di colpo il Governo dichiarando la propria competenza e, nella sostanza, l’inopportunità del provvedimento assunto della magistratura tarantina a tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini. Ma dov’era il Governo, in tutti questi anni, prima che la magistratura intervenisse? Cambiano, certo, i ministri, la loro eventuale responsabilità, in merito, ma non la normativa vigente e gli obblighi degli apparati amministrativi e degli organi ispettivi. Se non fosse intervenuta la magistratura, sarebbero forse intervenuti i ministeri competenti? Continua a leggere