In questi giorni in cui cercavo di sistemare il mio studio e di dare un po’ di ordine alle tante cose che nel tempo si ammucchiano, mi sono imbattuto in un bell’articolo a firma di Lorenzo Artusi, Weimar e il cuore “inquieto” di Goethe, in Feria, rivista per un dialogo tra esodo e avvento, n. 41, marzo 2012: «Oggi si tende a considerare le materie umanistiche e artistiche alla stregua di conoscenze tecniche da valutare sulla base di test, mentre le capacità critiche e inventive che ne costituiscono il nucleo sono messe da parte … è facile capire che, in questa “ottica”, l’arte e le lettere rientrano tra le cose che non servono e, poiché non producono denaro, si considerano facilmente eliminabili» (ivi p. 39). Continua a leggere
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Faust, da Goethe a Sokurov
Di Paolo Pegoraro
Quando ci si domanda se la letteratura può “salvare” si sottintende, in genere, la salvezza del lettore. Ma è una richiesta indebita, oltre che eccessiva: è già molto se la letteratura riesce a salvare i propri personaggi. Perché non basta un happy end caritatevolmente elemosinato dal deus ex machina di turno: se la storia naviga davvero a mare aperto, l’approdo – fosse pure quello del naufrago – non è più scontato. I capolavori di Cervantes e di Goethe sono lì a ricordarcelo, due “opere mondo” riprese in mano fino alle soglie della morte dai rispettivi autori, stratificandovi pagine che mal si adeguano con quelle dell’esordio e che tuttavia solo così – ambigue, incerte – possono sbozzare un embrione di salvezza per le proprie creature. Continua a leggere
L’infernale Harold Bloom
Si può essere più o meno d’accordo con le “canonizzazioni” che Harold Bloom opera nel suo (ormai canonico) “Canone occidentale”. Personalmente ho sempre trovato ostica la sua interpretazione del Faust, ma ultimamente ho cominciato a ricredermi. Confesso: quando un critico interpreta un’opera interamente ed esclusivamente da un punto di vista sessuale, storco il naso. Credo e spero che il senso dell’esistenza degli esseri umani sulla terra vada oltre il puro e semplice “crescete e moltiplicatevi”. Un parametro interpretativo di questo genere varrà forse per Melissa P. Nel caso di Goethe non sarebbe il caso di andare un po’ più a fondo? Continua a leggere