(foto Staglieno: Montini)
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con le ciliegie per orecchini
andar di morte
con la festa del rantolo più breve
[da L’eremo del foglio, 2008]
fui col sasso a farmi una scampagnata
così per fiorire il latte senza la carne
le piante grasse con gli artigli pieni
ogni punta una rotta da respingere.
fui la pelle della rema
nel pianto di un corallo
lapidario. fui profanata dal
taglio della spada, donna già
nata con il fatto dentro.
ottusa dalla perla della luna
le credetti per perdermi devota
al tarlo della nuca che non guardo.
[da L’eremo del foglio, 2008]
102.
impegno di focaccia
per discapito la rotta
questa smodata corsa
di scalini biologici
dati in pasto alle redini
del boia all’aguzzino del palio
in grado di girandola
dolo del vitto il dondolio
del coma. a manciate di marette
il tuo ristagno, il far di marionetta
il rio del sangue la guerra senza
enfasi di fato. tu del cielo
dove sei a far angolo? Continua a leggere
(foto di Francesca Woodman)
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al muro di confisca
ho conficcato il muso
per ordire un carico di frutta
sacrilega del buio.
ho messo in ordine un cassetto
con la schiuma del rantolo,
con la disfatta del calendario
nessun tempo per fracassare
coriandoli di maschere.
con l’ultimo pensiero ho fatto addio
la servitù del basto appresso
alla rondine.
[da L’eremo del foglio, 2008]
(Giorgio De Chirico, Melanconia, 1912)
65.
cornucopia del pianto la nuca
bagnata da cave di lacrime
sgomenta aurora non esserle
che caso di nebbia l’ancora.
sul muro del geco il comando
del coma di sapersi
pezzullo di sabbia, bitume.
annessa mansione capire
il muricciolo del logico incanto
il poveretto nell’io che si sfiata
tata di sé senza insegnamento.
43.
artigli d’ebetudine l’abicì
del quadro. dove formammo
le ruberie del sale, la lentezza
afona del fondale di pozza.
dove le perle gironzolano
nei macelli delle bestie
stigmate da mangiare. già
si mozza la frottola dell’apice
da guardare. impugna di me
la vena antica, pugnalala con
un permesso di lasciapassare
altrove nelle fauci di una leonessa
sazia sapiente in pieno sonno breccia. Continua a leggere
Plettro di compieta
2008-
1.
stagioni al pane
critica e memoria
dove la casa in estro di giostrina
secca le stanze che si stanno atee.
in meno di un marsupio
il nodo della corsa
per rivedere il sasso
che mi portò sott’acqua
dalla canoa più sciatta
alla novellina tanica di fuoco. Continua a leggere
la ronda del numero zero
nel sonno finalmente l’ora vuota
la somma indagine della daga
devota alla sfinge di non nascita.
dove ti avventi ignudo è solo un fosso
sommato alle ronde delle mani
che smossero le terre per il crollo
perfezione della macina più forte
avvento dello zero il nome vero.
[da Plettro di compieta, 2008]
(immagine di Francis Bacon)
Vicino Celan
Prima di tutto mi chiedo se Marina Pizzi provi interesse per la propria poesia, almeno quanto Francis Bacon abbia amato i propri quadri. Penso che entrambi si siano, in certo momenti della loro vita, riempiti d’amore e di forza barbara per scrivere poesie e dipingere quadri. Continua a leggere
Pergamena di pioggia
ti porgo la dimora che abiti
la faccio silenzio, ci scrivo
con le vene e con le labbra
ho un campo nel brivido, verso
tutta la luce del creato
nella amara piaga dei discorsi
fuochi del grembo ctonio
ci tennero alle redini d’un canto
la pelle contro il tuono
guadata dagli sguardi
con la guancia strappata alla marea
parli alle parole, le dici di innervarsi
di fare note, sangue
di spegnere nelle vene il nostro liquido
bollente
nudo nome, che ci sovrasti
penetri il largo dorso delle mani
penetri a fondo nella carne e stai
disteso come in estasi.
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[Il blog di Natalia Lisi ha per titolo: raDa delle Folgori: http://dearibelle.splinder.com%5D
37.
sotto la volta di un nodo di stoppia
barcolla il trave della cella.
il veto del sole sotto l’alluce
indica la strada del dietrofront.
l’azzurro mendìco del cielo nero
al bar del coro non grida mai.
appieno vuoto questo dividendo
la sa con pena la promessa livida.
95.
ho un collo di ruggine ginestra
nel giro di una ruota che deflora
salti di marmi gelosie di niente.