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L’origine della debolezza rimaneva sepolta nel passato. Continua a leggere
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Il sacerdote che mi era stato affidato era dotato di un fascino di fronte al quale non restavo indifferente. Lo conoscevo da diversi anni, ma i nostri rapporti erano stati frammentari, fino allora. Non temevo una relazione approfondita: mi sentivo sicura di me stessa, avendo cooperato a stretto contatto con diversi preti. Ero abituata a dare grande valore al sacerdozio; lo stesso don Mario gliene dava: non mi meraviglierei, mi disse, se il Signore mi avesse chiesto di fondare il Centro giovanile col solo scopo di generare vocazioni. Continua a leggere
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Per la prima volta, mi accorgevo dei miei errori fino in fondo. Continua a leggere
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Una vocazione a sostegno del celibato, mi disse la guida spirituale. Sì, ma in che modo? Il ministero sacerdotale espone continuamente a tentazioni contro cui combattere ogni giorno, fino all’eroismo. Continua a leggere
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La mattina del funerale di don Mario, le scie di due aeroplani s’intrecciarono, formando una croce, proprio sopra la zona della chiesa: come non vedervi un segno? Continua a leggere
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Si può perdere l’anima? La debolezza rientra nella normalità: qual é la cosa più facile? Sbagliare! diceva Teresa di Calcutta. Continua a leggere
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Quando lessi il cuore del mio cuore, nel biglietto rosa, pensai che don Mario m’avesse ritrovato. Continua a leggere
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Successe di tutto, nel breve tratto da casa mia alla chiesa: arrivai al parcheggio reduce da un incidente, con lo specchietto retrovisore penzolante che batteva sulla fiancata ammaccata della macchina. Continua a leggere
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E’ trafelata: si capisce che è successo qualcosa di spiacevole, perché non riesce a spiccicare una parola. Le dico di sedersi, la incoraggio. Continua a leggere
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Da qualche tempo vado riflettendo sulla differenza tra l’amore umano e l’amore divino. Continua a leggere
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Fra traumi e lotte, conflitti e tensioni insopportabili – a vivere coi santi si finisce impelagati in un mare di guai, comunque sia -, s’insinua una strada in riva al mare, piena di stelle, dove l’unico lampione è una luna chiara come il sole, che si confonde coi fari abbaglianti delle auto a mano a mano che le Ceres fanno effetto. Continua a leggere
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La sofferenza è onnipresente, in un cammino così particolare, ma le gioie che ci regala non hanno paragone. Continua a leggere
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E’ difficile spiegare come il diavolo manovri nell’ombra indisturbato: Continua a leggere
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Nella solennità di Cristo Re, l’angoscia cresceva più che mai: mi chiedevo perché la liberazione tardasse ad arrivare. Mi tornavano in mente le parole dell’omelia della mattina: il potere di Cristo è il potere dell’amore. Continua a leggere
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L’amore, dicevo. Pensai spesso, in quell’anno, a cosa mi convinse a imbarcarmi in un’impresa imprevedibile, rinunciando a una vita più normale: la nostalgia dello Spirito, che una volta assaporato, lascia in bocca un gusto che nulla può eguagliare. Continua a leggere
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Fu un giorno triste quello che oggi mi ritorna in mente, costringendomi a sospendere momentaneamente la successione dei ricordi. Continua a leggere
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La novità potente a cui mi riferisco è un desiderio intenso, irresistibile di appartenenza a Cristo, senza compromessi. E la consapevolezza di quanto sia preziosa la purezza che nasce da questo desiderio.
Una chiamata a una consacrazione? Don Mario, con pazienza, mi accompagnò nel corso del discernimento: con lui, capii fino a che punto le esigenze di una vita consacrata creavano in me la divisione interna cui accennavo. Non faceva al caso mio, avrei avuto bisogno di un tipo di vita alternativo.
Dopo la sua morte, continuai a cercare da sola la mia strada: le vie battute si rivelavano vicoli ciechi o labirinti, giravo a vuoto e a quel progetto, ormai, non credevo neanche più.
Mi ero appiattita su un modus vivendi equilibrato, ma privo dell’energia e della passione che avevano segnato l’esperienza precedente, quando ero immersa totalmente nello Spirito.
Nel tempo di Natale, tuttavia, avvertii nel cuore la richiesta: vuoi donare la tua vita per i sacerdoti?
Fui piena di una gioia profonda, un’emozione grande: quella di un amore ritrovato.
Mi piace pensare che il nuovo direttore spirituale, conosciuto in quel periodo, fosse stato un regalo di don Mario, poiché si rivelò per me un abito su misura, come diceva lui.
Mi guardai dentro col suo aiuto, e decisi di accettare.
Sappi che, se accogli la richiesta, la tua vita sarà un martirio quotidiano, mi disse la mia guida. Ma io, sull’onda dell’ amore che provavo, non diedi peso alle possibili riserve, e mi decisi per il sì.
Una sana incoscienza! Se avessi cominciato a fare calcoli, non avrei mai trovato il coraggio di lanciarmi. Comprendo bene, adesso, il grido che la Bibbia attribuisce a Geremia: Signore, tu mi hai sedotto, e io mi sono lasciato sedurre. E’ vero: solo l’amore permette di rischiare, di gettare il cuore oltre l’ostacolo.
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Credo fosse l’assenza il motivo della regressione, del cedimento di strutture faticosamente allestite e collaudate durante l’epoca del seminario: Continua a leggere
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Ho riflettuto spesso su quale fosse l’eredità spirituale ricevuta da don Mario. Non fui mai attiva nel Centro per i giovani da lui fondato, quindi sono poco esperta dei dettagli del carisma. So com’era con me: delicato e tenero nei nostri colloqui personali, esigente e fermo nelle confessioni, addirittura rigoroso, soprattutto di fronte al mio resistere alla volontà di Dio: vuoi deciderti a morire? mi diceva, e quando tornavamo a vederci ripeteva: sei ancora viva? Continua a leggere
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Coincidenze curiose: dovrei scrivere dell’attentato al mio amico sacerdote, che mi cambiò la vita, e oggi è il ventiquattro novembre, solennitá di Cristo Re; Continua a leggere