(Salgareda, Treviso, Veneto)
Il presidente del consiglio Romano Prodi ha detto, il 12 aprile 2007, che i morto sul lavoro sono “martiri”. Questa definizione ricorre di continuo, in bocca a politici e giornalisti. Ma a un uomo lucido tocca di pensare fino in fondo le proprie parole. Come è ben noto, la parola “martire” significa “testimone”. Martire, allora, è colui che offre la propria vita per testimoniare qualcosa. Questo qualcosa è Dio, nel caso dei cristiani che venivano gettati nelle arene, o la Libertà, nel caso dei partigiani uccisi come “banditi”. In entrambi i casi c’era una assoluta consapevolezza di andare alla morte, in nome di una Causa superiore, nei confronti della quale la propria vita individuale passava in secondo piano. Un martire mette sempre in conto la propria morte. Ma per Jasmine Marchese – ventun anni, che lavorava come interinale di notte, producendo ante di legno per mobili che finiscono all’Ikea, per pagarsi le rate della macchina, arrivare a metter su casa, essere indipendente – non c’era alcuna Causa al servizio della quale offrire la propria vita. O se ci fosse stata, non era certo quella. Jasmine era forse disposta a morire affinché noi tutti possiamo godere dei mobili dell’Ikea? Continua a leggere