
Pianta del complesso abbaziale del Nome della rosa
In ogni romanzo di Umberto Eco, la scrupolosissima costruzione del mondo narrativo nulla lascia al caso:
Il primo anno di lavoro del mio romanzo è stato dedicato alla costruzione del mondo. Lunghi regesti di tutti i libri che si potevano trovare in una biblioteca medievale. Elenchi di nomi e schede anagrafiche per molti personaggi, tanti dei quali sono stati poi esclusi dalla storia. Vale a dire che dovevo sapere anche chi erano gli altri monaci che nel libro non appaiono; e non era necessario che il lettore li conoscesse, ma dovevo conoscerli io (Postille a ‘Il nome della rosa’, Milano, Bompiani, 1983, p. 17).