ho perso l’aureola in un interno di fabbrica
in uno stelo vieto più a punta di un ago
una cannuccia di siesta che non
dà felicità,
così trapasso allo spasmo del cantuccio
mo’ gerundio di un amanuense.
ho perso l’aureola in un interno di fabbrica
in uno stelo vieto più a punta di un ago
una cannuccia di siesta che non
dà felicità,
così trapasso allo spasmo del cantuccio
mo’ gerundio di un amanuense.
l’astro in collina che calunnia il sole
unghia di luce estro d’avvampo
oh quale musica è scampo di condono
sul lastricato d’esito palustre
e genio d’eloquenza non ha il lupo
del mistico conforto dello stagno.
il vestitino bizantino della bambina
bene
cozza con la polvere nera
con il gesso bianco della maschera
funebre.